"salve del ciel Regina,
sul capo una corona,
Monasterace Marina,
fidente in te ti dona
Mentre a te sale un palpito
di mille e mille cuori
O Madre di Portosalvo
prega per noi Gesù.
Speranza tu dei miseri
rifugio ai peccatori
a te sono rivolti i gemiti
di tutti i nostri cuori
Sempre a te sale il cantico
dei monasteracesi in coro
O madre di Portosalvo
prege per noi Gesù."



giovedì 25 dicembre 2008


auguro a tutti un felice Natale,che Gesù possa rinascere nel cuore di tutti e cambiarlo per sempre

sabato 15 novembre 2008

feste nel mese di dicembre

6 dicembre-Pirgo di Grotteria: festa di San Nicola di bari
Siderno superiore:festa di San Nicola di bari
Marina di gioiosa ionica: festa patronale di San Nicola di bari
San Nicola di ardore:festa patronale di San Nicola di bari
8 dicembre-Bovalino superiore :festa patronale di Maria ss Immacolata
San giovanni di gerace:festa di Maria ss Immacolata
Gerace:festa di Maria ss Immacolata

domenica 9 novembre 2008

la Madonna di portosalvo è citata in questo sito...http://digilander.libero.it/pietates/tradizioni%20calabresi.htm

Questo tenace confessor di CRISTO.....




siamo sotto i festeggiamenti patronali in onore di SANT'ANDREA AVELLINO,che domani la chiesa venera, in quanto giorno della sua morte, egli morì loa mattina del 10 novembre 1608 mentre celebrava messa, prorio per questa virtù egli è invocato quale protettore contro la morte improvvisa, la festa a monasterace si celebra il 12 maggio e il 10 novembre, quest'anno oltre alla memoria liturgica consueta, si celebra il IV centenario del suo transito al cielo, infatti nella basilica di San Paolo maggiore in napoli, sede dell'ordine dei teatini-fondato da SAN GAETANO THIENE, e di cui lo stesso SANTA'NDREA AVELLINO ne face parte-e dimora delle sacre spoglie del santo, si è celebrato L'ANNO SANTO ANDREANO..se volete approfondire la sua vita visitate il sitohttp://www.santandreaavellino.it/ di cui il banner nella colonna a fianco..

giovedì 6 novembre 2008

appena ho più tempo riprenderò i post circa il rapporto tra la Vergine e l'arte

venerdì 31 ottobre 2008

festa del santo patrono Sant'Andrea Avellino


Inizia domani 1-10-2008 la solenne novena in onore del santo patrono SANT'ANDREA AVELLINO, che si festeggia due volte all'anno il 12 maggio e il 10 novembre che è il giorno della sua morte e anche il giorno che la chiesa lo venera liturgicamente

venerdì 17 ottobre 2008

II PARTE IL SIGNIFICATO SIMBOLICO DEL MOSAICO NELL'ARTE CRISTIANA


L'arte bizantina si è svluppata nell'impero di Bisanzio-da cui trae il nome-che in origine si chiamava Costantinopoli.Essa prende il via dal V secolo subito dopo la divisione dell'impero Romano in "orientale" e "occidentale". La produzione artistica del periodo nell'oriente bizantino è definita anti plastica e anti naturalistica in quanto i suoi caratteri principali sono l'appiattimento e la stilizzazione delle figure al fine di rendere monumentale la scena che si rappresentava( tengo presente che il concetto di monumentalità è tipica dell'arte Alessandrina dei secoli precedenti, e che domina la scena artistica e architettonica di tutta l'arte orientale).

L'elemento tipico caratterizzante dell'arte bizantina è il mosaico che non è nato in questo contesto, ma molto prima, ma esso viene preso come tecnica che caratterizza questa manifestazione artistica.

A livello di storia, il mosaico è di origne incerta in quanto esso veniva utilizzato già presso i Sumeri e Babilonesi, in Egitto e nell'antica grecia,che era considerato una "tecnica nata dalla pazienza delle muse"( da qui l'origine del nome), e subito dopo importato nell'arte romana considerato anche li "opera delle muse" e in latino chiamato opus musivum.

Veniva impiegato per decorare pareti o ritoccare dei particolari architettonici, e per narrare scene mitologiche nelle decorazioni parietali.

La tecnica pittorica del mosaico consiste nell'assemblare frammenti di vetro, pietre e altro materiale-in gergo tecnico definiti tessere-di colore e natura diversi, e decorati con pigmenti, pietre preziose e oro.

Nell'arte bizantina Esso come già detto veniva impiegato come elemento tipico caratterizzante della sua manifestazione, ma il motivo del suo impiego che va al di la della tecnica, è da ricercarsi nei simbolismi cristiani di cui ho parlato in precedenza.

Come ho detto nel post precedente, l'architettura religiosa cristiana era libera da qualsiasi fasto ornamento, da tutto ciò che distraeva dal pensiero di Dio, di conseguenza le chiese erano anche buie all'interno, malgrado la luce filtrasse dai finestroni, essa non era abbastanza per illuminare l'intero complesso, (la penombra nelle basiliche nel simbolismo cristiano, indica il peccato e nello stesso tempo il silenzio meditativo), e qui entrano in gioco i fastosi mosaici con oro e gemme.Appena i raggi solari penetrando dalle finestre colpivano i mosaici, da essi partiva un'irradiazione che illuminava la navata è un trucco estetico, ma sopratutto rappresenta la metafora della vita umana:entrati nella chiesa, con il peso dei peccati(la penombra) ,i cristiani vanno alla ricerca della salvezza, della verità, della luce(l'illuminazione dei mosaici) che arriva improvvisamente come azione salvifica irradiando della luce di Cristo colui che vuole la salvezza dell'anima
(continua)

mercoledì 15 ottobre 2008

breve storia della rappresentazione della Vergine nell'arte( I PARTE)




In tutta l'arte sacra, la figura di Maria rappresenta senza dubbio il cardine dell'esperienza figurativa che dai primi secoli del cristianesimo ad oggi, ha visto miliardi di artisti alle prese con la sua rappresentazione.Agli inizi della diffusione del messaggio di Cristo, con l'instituzione delle prime comunità cristiane, Maria era un pò "messa da parte" ,nella tradizione figurativa arcaico-cristiana che incentrava i soggetti su Cristo, Apostoli e scene della vita cristiana e soggetti biblici, tipo gli affreschi che troviamo nelle catacombe come i tre fanciulli nella fornace, il buon pastore, e Noè e la colomba ecc.

I primi cristiani vedevano nella Vergine un esempio da imitare senza dubbio, ma non aveva l'importanza che la chiesa-come giustamente dev'essere-le ha dato nel corso dei secoli.

Finite le persecuzioni, i cristiani hanno potuto rendere esplicito il loro credo anche attraverso l'architettura, che traeva le tipologie basilicali della roma antica, ma si liberava degli sfarzi e dei simboli pagani, rendendola essenziale , pura ed umile come il cristiano deve essere, la lettura di un opera cristiana deve essere biunivoca ossia interpretarla non tanto nella stilistica, quanto nel simbolismo e nel messaggio che essa ci deve dare, la semplicità delle prime basiliche ad esempio, non è dovuta perchè l'architetto ha deciso di dare un carattere quasi spoglio agli edifici, ma sopratutto al fatto che in quella basilica, vi è un culto, il culto implica l'umiltà che a sua volta vuole che tutto sia liberato dal superfluo, da ciò che distrae dal pensiero di Dio, così come l'architettura e l'arte devono essere semplici, anche lo spirito deve essere puro per accostarsi a Dio ed è questo il messaggio che l'arte e l'architettura del periodo ci vogliono dare. Il fatto che noi ora vediamo delle basiliche appartenenti a quel periodo tipo santa maria maggiore, sant'apollinare,santa sabina e lo stesso san pietro, adornate, non significa che gli elementi dell'adorno sono di quel periodo, ma perchè come tutte le chiese secolari, sono stati dei cantieri aperti per moltissimi anni o secoli addirittura e ci hanno messo mani tantissimi artisti, ma le prime architetture erano spoglie di ornamenti.

Gli unici elementi che troviamo sono affreschi e mosaici ma sempre in chiave simbolica , ecco che nei mosaici appare la figura di Maria come nel celebre mosaico di sant'apollinare nuovo a Ravenna che rappresenta "la madonna in trono tra i quattro angeli"( qui si può già parlare di arte bizantina in quanto ravenna sia per ragioni geografiche che culturali, era in stretto contatto con l'oriente bizantino, che pur producendo arte cristiana,rimane legato allo stile del proprio passato figurativo, infatti l'arte e l'architettura ravennate,è ben diversa da quella romana che mantiene la tradizione classica.),o nella basilica di santa maria maggiore a roma sull'arco trionfale dove c'è la "Gerusalemme celeste" dove la Vergine è seduta a destra di Gesù bambino intronizzato e in altri molti esempi . (nel prossimo post parlerò del mosaico, sul perchè nelle basiliche paleocristiane si incontra spesso, rispetto agli affreschi e sul significato sia stilistico che simbolico che esso rivestiva in quel periodo)

continua....

martedì 14 ottobre 2008

ROSSELLA STALTARI



Il breve arco di vita di Rosa Staltari, chiamata comunemente Rosella, ha inizio il giorno 03/05/1951 in una Contrada impervia, ma avvolta da un mistico afflato, denominata Cacciagrande, dove ella nasce, da Rosario e Maria Reale, dopo i fratelli Antonio e Nicola, a circa 10 km. da Antonimina (RC). Il susseguirsi di dolenti vicende come la grave alluvione abbattutasi in Calabria e la morte della mamma Maria in data 09/09/1953, a causa di una caduta, colpiscono seriamente la famigliola, già duramente provata dalla povertà.Su espressa richiesta del papà, che vuole assicurare alla bambina una crescita serena, tramite il supporto dell’Ente ENAOLI, Rosella in data 12/12/1953, all’età di due anni e sette mesi, fa ingresso nell’Istituto “Vincenzo Scannapieco” via Cristoforo Colombo, n.4, Locri (Reggio Calabria). Viene accolta dalla Congregazione delle Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario, fondata da Virginia Centurione (1587-1651), che opera in tale struttura sin dall’anno 1938, a favore della gioventù disagiata.Rosella segue con regolarità all’Interno dell’Istituto Parificato i Corsi prestabiliti di Scuola Materna ed Elementare. Si rivela subito una bambina introversa ma molto precoce e generosa; manifesta inoltre segni di devozione verso la Madonna, che più tardi diventerà salda e filiale con imitazione delle virtù di Maria.L’impegno durante la frequenza della Scuola Elementare è discreto, per cui ella raggiunge soddisfacenti risultati.Conseguita la Licenza di Avviamento Professionale (Scuola Media Inferiore) nell’anno scolastico 1964-1965, Rosella avrebbe dovuto frequentare un Corso per Stenodattilografa presso un altro Istituto Religioso, a Castellamare di Stabia (NA), ma al padre dispiace mandarla così lontano e chiede all’Ente preposto all’Assistenza, vale a dire all’ENAOLI, di scegliere per la ragazza una sede più vicina nella provincia di Reggio Calabria. Rosella, così nel mese di giugno 1965 all’età di 14 anni, lascia definitivamente l’Istituto di Locri e in data 15 ottobre 1965 è accolta presso l’Istituto “Maria Mater Gratiae” in località “Parco Fiamma” a Reggio Calabria dalla Congregazione delle Figlie di Maria Corredentrice, ivi impegnata in attività educativo-assistenziali.La nuova struttura finalizzata a creare un ambiente simile a quello familiare, inizialmente suscita lo stupore e la diffidenza in Rosella, poiché la pone a contatto con un metodo educativo diverso da quello di provenienza.Superato però il primo impatto, l’atmosfera serena e calda di affetto conforta e rassicura lo spirito di Rosella, favorendone una graduale e profonda maturazione.Apparentemente è una ragazza che non esula da comportamenti comuni e specifici delle sue compagne. Intraprende il Corso Superiore di Studi e con risultati alterni consegue il Diploma di Grado Preparatorio (Scuola Materna).Ella predilige l’ordine, la musica, ama molto la natura , i fiori in particolare e spicca sempre nella scelta del sacrificio e del dono di sé. Collabora con le religiose della medesima Congregazione, impegnate nella gestione della Scuola Materna ed Elementare e contemporaneamente partecipa, sempre con entusiasmo e totale dedizione, a turni di Colonie estive, marine o montane, organizzati dalla Congregazione.Durante l’anno 1969, all’età di diciotto anni, Rosella manifesta l’intento di donarsi totalmente a Cristo. L’Ideale delle Figlie di Maria Corredentrice, a cui è affidata Rosella dall’anno 1965, ne affascina lo spirito; infatti come recitano le Costituzioni all’Art.1, Esso: “Ha come fine specifico la formazione di persone che in obbedienza docile alla Volontà del Padre, in unione a Gesù Sacerdote, secondo l’esempio della Vergine Corredentrice, offrano la propria vita a Dio perché la missione ministeriale del Sacerdote produca la piena disponibilità all’accoglienza della Grazia nel cuore degli uomini”.Rosella quindi, maturate le fasi del Probandato e del Noviziato in data 02/07/1973, emette con grande giubilo la Professione Religiosa insieme ad altre cinque compagne tra le Figlie di Maria Corredentrice, presso la Casa di formazione: “Bethania Christi” a Reggio Calabria.Presiede il rito il Sacerdote Vittorio Dante Forno, Fondatore della Congregazione; partecipano alla solenne Celebrazione Eucaristica la Superiora Generale e Collaboratrice al Progetto di Fondazione suor Maria Salemi, la Comunità religiosa e alcune aspiranti.Rosella intraprende il nuovo stato di vita prodigandosi nel servizio umile e silenzioso del prossimo e della Comunità, secondo le finalità specifiche del Carisma, additato e vissuto dai Fondatori.Nell’anno 1973, le Figlie di Maria Corredentrice sono chiamate ad operare a Palermo per gestirvi una Scuola Materna ed Elementare ed impegnarsi in attività educativo-assistenziali. Il giorno 30 agosto dello stesso anno, tre religiose, tra cui Rosella, a poco più di un mese dalla Professione Religiosa, partono per Palermo raggiungendo l’Istituto denominato “Pietro Ardizzone” in Via Pignatelli Aragona n. 40.Rosella viene subito impegnata come Maestra di Scuola Materna e come Educatrice di un gruppo di bambine. Mentre profonde le sue energie, nel rapido cammino, Dio Padre la chiama definitivamente nel suo Regno; muore, infatti a Palermo presso l’Istituto “Pietro Ardizzone” in data 04/01/1974 all’età di 22 anni. Il suo cammino di perfezione è attestato dal suo Diario e da un fitto epistolario indirizzato dalla Serva di Dio ai Superiori della Casa: Padre Dante Forno e suor Maria Salemi.Eccone un anelito datato 30/10/1969: “Gesù mio, il Tuo nome è scritto nel mio cuore ed è lui che mi riscalda e mi avvampa di amore. Voglio perdermi, o Gesù, nel Tuo mare d’Amore, ma il mare per quanto sia profondo ha il suo fondo e così la sua fine, ma il Tuo Amore no, perché non ha nessun fondo e più si entra e più Amore c’è”.

Causa di beatificazione e canonizzazionedella Serva di DioRosa STALTARIdelle Figlie di Maria SS. Corredentrice
E D I T T O
Il 24 gennaio 2001, il M.R.P. Fr. Luca M. De Rosa o.f.m. , Postulatore Generale dell'Ordine dei Frati Minori, ci ha chiesto formalmente di voler introdurre la causa di beatificazione e canonizzazione della Serva di Dio Rosa (familiarmente chiamata Rosella) STALTARI , della Congregazione delle Figlie di Maria SS. Corredentrice, nata in questa Diocesi, ad Antonimina (R.C.), il 3 maggio 1951 e morta a Palermo il 4 gennaio 1974, dopo avere emesso da pochi mesi la professione dei voti temporanei .
Noi, avendo saputo delle virtù e della fama di santità della giovane religiosa, vera testimone di speranza per ogni persona di qualsiasi estrazione, abbiamo chiesto ed ottenuto il parere favorevole di S.E.R. il Card. Salvatore De Giorgi, Arcivescovo di Palermo, l'adesione dei Nostri organismi diocesani, il consenso unanime della Conferenza Episcopale Calabra ed il Nihil Obstat alla Causa da parte della Santa Sede .
Nell'informare di ciò la Nostra Comunità Ecclesiale e quella della vicina Archidiocesi Metropolitana di Reggio Calabria - Bova, invitiamo tutti i fedeli a comunicarci direttamente o a far pervenire al Nostro Tribunale Diocesano tutte le notizie che in qualche modo contengono elementi favorevoli o contrari alla fama della detta Serva di Dio.
Dovendosi inoltre raccogliere, a norma delle vigenti disposizioni, tutti gli scritti a lei attribuiti, non solo stampati, ma anche manoscritti (diario, lettere ed ogni altra scrittura privata) , e i singoli documenti storici (sia manoscritti che stampati) riguardanti in qualche modo la causa, con il presente editto
- Vescovo -
Ordiniamo, a quanti ne fossero in possesso di rimetterli con sollecitudine - eventualmente in copia autenticata - al medesimo Tribunale, qualora non fossero già stati consegnati alla Postulazione della Causa.
Stabiliamo, infine, che il presente Editto rimanga affisso per la durata di mesi due alle porte della Chiesa Cattedrale e delle Parrocchie della Diocesi di Locri - Gerace e, d'intesa con l'Ordinario dell'Archidiocesi Metropolitana di Reggio Calabria - Bova , che venga pubblicato sulle Riviste Diocesane delle due Diocesi e sul settimanale "Avvenire di Calabria".
Dato in Locri, dalla Nostra Residenza Vescovile , il 2 Febbraio 2002 nella Festa della Presentazione della B.V.M. Giornata della Vita Consacrata .
+ p. GianCarlo Maria BREGANTINI
Sac.Carmine MORABITO

sabato 11 ottobre 2008

CONVOCAZIONE DIOCESANA


Dal 13 al 15 di ottobre la diocesi di locri-gerace vedrà l'annuale convocazione diocesana, che quest'anno si terrà a Siderno, sarà presente oltre a MONS.GIUSEPPE FIORINI MOROSINI vescovo, anche tutto il clero e il popolo di DIO della locride, riporto di seguito il messaggio del nostro vescovo in occasione di tale evento:


Il Vescovo in dialogo con la diocesi
1. Discorso ai Sacerdoti
all’inizio dell’anno pastorale 2008-2009
2
Introduzione
Carissimi sacerdoti e diaconi, anzitutto un caro saluto.
Sento poi la necessità di dirvi diversi grazie:
• Grazie per l’affabilità con quale mi avete ricevuto in Diocesi;
• Grazie per la disponibilità dimostratami nell’accompagnarmi nel servizio pastorale in mezzo a voi. Un
grazie veramente sincero perché con la vostra affabilità sono riuscito a superare i timori e le difficoltà
degli inizi.
• Grazie per come mi avete accolto nelle vostre realtà particolari: ho sentito vivo l’affetto della gente.
• Grazie per il servizio pastorale che rendete alle anime a voi affidate tra mille problemi e difficoltà.
• Grazie a quanti hanno accettato con spirito di sacrificio e di obbedienza il trasferimento.
• Grazie per essere venuti a questo incontro di aggiornamento con il quale, in punta di piedi, diamo
inizio al nuovo anno pastorale.
• Grazie, infine, a quanti hanno affrontato con intelligenza e amore la fatica della preparazione di questo
nostro incontro.
1. Lo sforzo e la gioia della comunione
Ancora una volta vi dichiaro, carissimi sacerdoti e diaconi, tutta la mia buona volontà nel costruire un
clima di comunione con tutti voi. Vi stimo tutti, con tutti mi sto sforzando di realizzare legami di affetto e
di amicizia, anche se ho dovuto fare qualche rilievo e correzione. Avrete già capito che tengo moltissimo
alla riservatezza nei rapporti tra vescovo e sacerdoti/diaconi. Cercate di fare al-trettanto anche voi se avete
qualcosa da osservare nei riguardi del mio operato. Non mi risento se mi fate rilievi: fateli con amore e
riservatezza, come cerco di fare io con voi tutti.
Riaffermo che sono sempre disposto ad ascoltarvi e ad accogliervi in qualunque momento, altri impegni
permettendolo, pur restando fissi i giorni di martedì e giovedì come giorni di udienza. Potete contattarmi
direttamente tramite il segretario, che dal 3 ottobre in poi sarà il diacono D. Giuseppe Mammolenti.
Approfitto per ringraziare D. Nicola per la pazienza, la dedizione, la precisione, la gentilezza e la
riservatezza dimostrate in questi tre mesi. Quando dovete venire da me potete suonare direttamente in
episcopio e salire.
Spero di venirvi a trovare nelle vostre realtà per passare qualche ora con voi, al di là dell’ufficialità delle
cerimonie, se gradite questa presenza.
2. Il tema del nostro convegno
Sia il tema generale che l’articolazione del convegno sono stati elaborati da D. Piero e dai suoi
collaboratori. Tutta la struttura del convegno si basa su di una necessità di fondo: sostare per riflettere sulla
scelta, fatta anni fa dalla Diocesi di impostare la catechesi su di uno stile catecumenale. E’ nato il progetto
‘Emmaus’, che ha messo al centro del cammino la scoperta di Cristo, che porta alla costruzione della
comunità e che vede protagonista in questa costruzione l’intera comunità, sia quella familiare che quella
parrocchiale.
Faremo il punto sull’utilizzazione di questo cammino, dopo esserci preparati attraverso il questionario
preparato da D. Bruno Cirillo ed inviato a tutti. Conto molto su questo sforzo di verifica, anche per
abituarci ad essere coerenti nelle scelte che facciamo, fuggendo il pericolo della leggerezza nel prendere
decisioni, dell’instabilità nel mantenere le decisioni prese, dell’incoerenza nel portare a compimento un
impegno preso. La serietà e la costanza nel cammino dovranno caratterizzare il nostro futuro lavoro. Non si
può solo e sempre parlare lamentandosi della situazione; bisogna passare all’azione, quando la si è
intravista come necessaria; e bisogna agire senza rimandare ad un domani che forse non verrà mai.
3. Un rinnovato impegno per l’evangelizzazione
Siamo nell’anno di S. Paolo; più che mai dobbiamo raccogliere il suo grido e farlo nostro, come molla del
nostro ministero pastorale: “Guai a me se non evangelizzo”. La situazione culturale che ci circonda non
lascia scampo: o torniamo ad una evangelizzazione seria e rinnovata, o la fede cattolica perderà sempre più
consensi e sarà sempre meno incisiva nella vita dei cosiddetti credenti. Accanto al problema della
secolarizzazione, problema comune in Occidente, nella nostra Diocesi abbiamo la crescita progressiva di
altre confessioni cristiane e delle sette; la religiosità popolare corre il rischio di allontanare sempre più la
gente dal discorso sui valori cristiani; i mali atavici della Locride rischiano di rimanere tali o di aggravarsi.
Questi mali, ricordiamolo, li vinceremo solo ricostruendo una coscienza cristiana a partire soprattutto dalle
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nuove generazioni.
C’è bisogno di evangelizzare e di formare le coscienze. Noi, in quanto Chiesa, abbiamo una grande
responsabilità di fronte a Dio e alla società perché la quasi totalità dei ragazzi e dei giovani passa attraverso
le nostre iniziative formative. C’è bisogno allora di smettere con una evangelizzazione avente come fine
solo una preparazione, alcune volte improvvisata, frettolosa e approssimativa ai sacramenti. Tale
preparazione finisce per essere epidermica e non trasforma la persona. E’ necessario che l’evangelizzazione
sia ben fatta, con catechisti qualificati e con il coinvolgimento della famiglie: obiettivo importante del
cammino ‘Emmaus’. E’ necessario che alle forme eccessive di culto privilegiamo l’evangelizzazione ad
ogni livello. In questo contesto vorrei ricordarvi alcuni punti sulla celebrazione della S. Messa e su alcuni
riti di guarigione che si svolgono tra noi. Su quest’ultimi voglio invitare chi li pratica a venirmene a parlare
per fare comune discernimento. Sulle SS. Messe ricordo che va chiesto il permesso per la binazione e la
trinazione; che l’offerta delle messe binate e trinate vada consegnata in Curia nei termini stabiliti; che la
messa con intenzione plurima è limitata ai giorni stabiliti e che le offerte raccolte per esse vanno
consegnate alla Diocesi, trattenendo per sé solo l’equivalente dell’offerta di una messa; che non si può
binare per celebrare messe al cimitero per intenzioni private.
4. L’obiettivo della comunità
Dinanzi al pericolo della riduzione della religione a fatto privato, pericolo non più solo delle classi più colte
ma ormai entrato nel tessuto vivo della cultura anche popolare (comune è ormai l’espressione “credo a
modo mio”), noi dobbiamo spiegare chiaramente ai fedeli che la fede porta ad aderire a Cristo in una
comunità e che perciò il cammino di fede si percorre nella comunità ecclesiale, dove ciascuno entra con il
battesimo e che riafferma la sua volontà di rimanervi ed essere membro attivo di essa con gli altri
sacramenti, la confermazione anzitutto.
Questa spiegazione non avviene solo con lezioni catechistiche, ma costruendo una comunità, che è
sostenuta dall’utilizzazione di tutti carismi e al cui centro ci sia l’eucarestia.
Dobbiamo allora puntare su di una comunità organizzata ove i ruoli di ciascuno siano chiari e ben definiti;
ove le strutture di comunione volute dalla Chiesa siano presenti e funzionanti; ove ci sia grande apertura
verso le nuove forze laicali, perché ogni nuovo membro possa sentirsi accolto e valorizzato, evitando che
tutta la vita della comunità ruoti attorno a poche persone.
In questo contesto rivolgo un appello pressante ai religiosi presenti in Diocesi. La Chiesa ci ha definiti
esperti di comunione. Dimostratelo con i fatti. La Parrocchia è affidata ad una comunità, anche se nella
persona di un singolo; e questo anche quanto tutti i religiosi di una comunità hanno ciascuno la propria
parrocchia. La Chiesa diocesana per sentirsi arricchita dalla vostra presenza, oltre che dalla testimonianza
del vostro carisma specifico, deve potere contare sulla conduzione delle vostre parrocchie con stile
comunitario, per essere di esempio a tutte le altre parrocchie. Ritornerò su questo tema, sulla scorta dei
documenti della Chiesa, in un incontro che spero di avere con voi al più presto. Non ritagliatevi il vostro
spazio di lavoro pastorale come se foste dei preti diocesani, che vivono assieme nella stessa casa. La vita
comunitaria è parte essenziale e determinante della vostra presenza nella realtà diocesana. Dovete
dimostrare ciò anche nella conduzione del lavoro pastorale.
5. Le varie forme di aggregazione laicali
Sono tutte bene accette e rispettate in Diocesi. Esse, però, pur seguendo i loro itinerari, debbono sapersi
inserire nel cammino diocesano e dare il proprio contributo all’azione evangelizzatrice.
Cercherò di incontrare al più presto tutti i rappresentanti dei movimenti laicali presenti in Diocesi per
verificare la possibilità di costituire per essi una consulta diocesana.
Con le confraternite avrò a breve un incontro per discutere sulla loro formazione e sulla collaborazione
all’azione evangelizzatrice della Chiesa. So che ci sono tanti problemi. Ci vuole pazienza e accoglienza.
Posso solo dirvi che, dopo un incontro con i responsabili della festa di S. Rocco a Gioiosa, quest’anno essi
hanno fatto qualche piccolo passo in avanti. Li avevo invitati a dare un segno di buona volontà e sono stati
di parola. Segno è che, se si sa trattare, si riesce ad ottenere.
6. L’organizzazione della diocesi
L’avvio del servizio di un nuovo vescovo porta con sé degli adempimenti anche giuridici, che speriamo di
risolvere entro il prossimo mese.
• Il Vicario generale: ho intenzione di nominarlo entro Natale; pertanto, se volete, potete farmi conoscere
il vostro pensiero sulla sua scelta, figura importante per la vita della Diocesi.
• Il Vicario zonale: dò grande importanza a questa figura, che deve aiutarmi ad avere un contatto diretto
ed immediato con il territorio. Tenendo conto che dobbiamo riprendere i consigli pastorali zonali, il
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suo servizio sarà molto prezioso. Se volete, quindi, posso confermare “ad triennium”, quelli che già ci
sono, altrimenti entro il prossimo ritiro eleggerete i nuovi vicari.
• Il Consiglio presbiterale: l’elezione dei membri avverrà nel prossimo mese di ottobre. Tra gli eletti
bisogna poi designare due nominativi che dovranno partecipare al CPR.
• Il Collegio dei Consultori: mi servirò con frequenza dei loro consigli.
• Il Consiglio economico sarà aggiornato anch’esso.
Appena avviato il lavoro, dopo gli adempimenti canonici dovuti, mi occuperò anche della riorganizzazione
della Curia. Chiedo, pertanto, la vostra collaborazione, presentandomi osservazioni e consigli al riguardo.
7. L’ufficio tecnico
Come già vi ho anticipato a luglio, vi propongo di lasciare all’ufficio tecnico della Diocesi la gestione dei
lavori, eccetto quelli di manutenzione ordinaria, sia per quanto riguarda l’aspetto burocratico sia per quello
della realizzazione stessa dei lavori. Ciò serve per consentirvi di sgravarvi di preoccupazione e potervi
dedicare all’apostolato. Ma serve anche per evitare l’arbitrio nel toccare soprattutto le Chiese e tutto ciò
che è proprietà delle parrocchie. Ricordate che non siamo padroni dei beni artistici, architettonici e di
qualunque altra proprietà della Diocesi o delle parrocchie. In quanto custodi e amministratori bisogna far
capo all’autorità centrale per tutto.
Perché l’ufficio tecnico possa essere funzionante, considerata anche la quantità in più di lavoro, bisogna
assumere a tempo pieno un altro tecnico. Ciò comporta aumento di spese che dovrà ricadere sulle
parrocchie.
8. L’impegno vocazionale
Sull’impegno vocazionale dobbiamo scuoterci. La situazione drammatica della nostra Diocesi in questo
campo è sotto gli occhi di tutti e non ammette ulteriori ritardi. Questo il quadro dei seminaristi all’inizio del
nuovo anno:
• Nicola Commisso e Fabrizio Infusino: studenti di V anno a Catanzaro.
• Giuseppe Commisso : studente di 4 anno a Reggio Cal.
• Giuseppe Alfano: studente di 4 anno a Catanzaro.
• Lorenzo Spurio: studente di 2 anno a Roma
• Antonio Franco : studente di 1 anno a Catanzaro.
Discuteremo la possibilità di aprire il propedeutico nel nostro seminario di Locri, dove quest’anno
dovrebbero esserci a diverso titolo almeno quattro persone.
La prospettiva non è rosea. D. Enzo ha preparato una proposta di animazione vocazionale che ha bisogno,
però, dell’impegno di tutti. Agli appuntamenti da lui previsti non si può arrivare con il “compelle entrare”
dell’ultimo momento, inviando chiunque, pur di figurare che abbiamo inviato ragazzi o giovani. La
promozione vocazionale inizia in Parrocchia. Se lì non sarete attivi e produttivi, l’animazione diocesana
sarà per forza di cosa sterile e noi continueremo a battere l’aria. Ricordate che tutta la pastorale deve essere
vocazionale, soprattutto se impostiamo la catechesi in stile catecumenale. La dimensione comunitaria porta
inevitabilmente l’evangelizzando a cercare il proprio ruolo nella comunità. Tra questi ruoli deve essere
evidenziato anche quello del ministero sacerdotale e diaconale e la consacrazione religiosa, sia maschile
che femminile.
Il seminario, una volta riaperto, diventi il cuore della Diocesi, conducendo ad esso i ragazzi durante il loro
itinerario formativo.
Per coordinare il lavoro vocazionale tra parrocchia e centro diocesano bisogna nominare in parrocchia un
responsabile che sia animato da buona volontà.
9. Le altre scelte prioritarie
La Diocesi ha fatto altre scelte pastorali, che sono da considerarsi prioritarie, soprattutto se si pensa che
esse sono collegate direttamente alla pastorale vocazionale: la pastorale giovanile, familiare, ministeriale.
• La pastorale giovanile: occorre ravvivarla, cercando di trovare un equilibrio tra iniziative locali,
sorrette anche dal centro diocesano, e quelle a livello diocesano. E’ necessario nominare un delegato
per ogni parrocchia, che sia disponibile a partecipare agli incontri diocesani. Bisogna individuare,
inoltre, degli animatori che, formati, dovranno aiutarvi nella formazione dei giovani.
• La pastorale familiare. Va perfezionata e ravvivata invogliando gruppi familiari a parteciparvi. Per la
crisi che la famiglia oggi attraversa e per le sfide aperte oggi dalla cultura secolarizzata e radicale, è
necessario formare coppie di sposi capaci di condurre in modo autonomo e autorevole una pastorale
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familiare. Ricordiamo che i grandi temi sui quali la società italiana dovrà dibattere e forse pronunciarsi
con qualche referendum, riguardano proprio la famiglia: coppie di fatto, coppie omosessuali, adozioni
ecc. Ricordiamo poi che i matrimoni religiosi sono in calo e che aumentano le convivenze anche tra i
cristiani, che poi sposano dopo anni di tale convivenza. Tutto ciò nel contesto di una mentalità laica e
radicale che, posta la questione, risponde: che male c’è. Non illudiamoci: tale mentalità si sta
diffondendo anche tra noi. Ecco allora l’urgenza della pastorale familiare, per la quale è necessario
individuare in parrocchia delle coppie, le quali, prive di altri incarichi, si possano dedicare ad essa a
tempo pieno.
• I Ministeri. Questo settore che sembrava promettere, deve essere rilanciato. Anche per esso la
responsabilità ritorna alla Parrocchia. E’ lì, nelle comunità locali, che dovete individuare, selezionare,
indirizzare le persone ai vari ministeri: non ultimo quello diaconale, anche se con maggiore oculatezza
e discernimento. Vi invito a valorizzare i ministri già esistenti, cercando di allargare il raggio e il
numero nei collaboratori. La parrocchia non ruoti sempre attorno alle stesse persone, i “fedelissimi”,
sui quali spesso ruota l’ironia della gente. Ricordate che esiste in Diocesi una scuola di formazione
religiosa per animatori pastorali: va rilanciata, ma soprattutto dovete tenerla in considerazione inviando
alunni.
In questo contesto lasciatemi dire qualcosa sui cori parrocchiali. Debbo complimentarmi per la loro
presenza in tutte le Parrocchie visitate. Benedetto sia il giorno in cui la Diocesi ha intrapreso questo
cammino. Ciò ci conforta e ci apre alla speranza che altre iniziative potranno essere prese con risposta
positiva da parte della gente. Se i cori sono riusciti è perché voi sacerdoti ci avete creduto.
Permettetemi un rilievo, però: non lasciate che essi adesso sostituiscano i fedeli. Durante questi mesi
ho costatato che spessissimo cantava solo il coro. Questo non deve accadere.
10. Il supporto della cultura
L’evangelizzazione non può essere asettica, ma va incarnata e inculturata. E’ necessario allora uno sguardo
sempre attento ai fenomeni sociali e culturali che ci circondano. Le nostre omelie, pertanto, devono essere
incarnate nell’oggi. Vanno, perciò, preparate con attenzione. Non siano l’enunciazione di luoghi comuni, di
frasi ripetitive che nessuno più ascolta. Se non abbiamo il dono del saper parlare, abbiamo l’umiltà di
scrivere con cura e leggere con calma e passione: saremo certamente ascoltati di più.
Sto pensando a creare in Diocesi un osservatorio permanente che ci aiuti a leggere il territorio dal punto di
vista dei fenomeni che succedono e dei cambiamenti in atto.
Dovremo poi sviluppare ancora di più il sito internet e il giornale ‘Avvenire di Calabria’, che aspettano la
collaborazione di tutti per l’invio di notizie e di immagini. Sappiamo tutti che la nostra pagina web sarà
frequentata, nella misura in cui sarà aggiornata continuamente.
Spero di promuovere anche due incontri: uno con i responsabili diocesani del settore, l’altro con tutti i
giornalisti della Diocesi. Tra le altre cose, voglio prospettare loro sul nostro sito un “telegiornale della
speranza sulla Locride”, proprio per contrastare il modo consueto con il quale i giornalisti parlano del
nostro territorio e dei nostri problemi.
Alla scuola di formazione ho già accennato.
11. La presenza sul territorio
La nostra presenza sul territorio deve esprimere l’accoglienza e la compassione di Dio verso tutti, anche
verso i cosiddetti lontani o verso chi non condivide la nostra azione. E’ necessario perciò non essere di
parte, soprattutto nelle competizioni politiche ed amministrative, salve fatte sempre verità e giustizia.
Investiti in prima persona sulla frontiera dell’educazione alla legalità, dobbiamo poi essere fedeli alle leggi
dello Stato senza scappatoie e ipocrisie, le quali, una volta scoperte, tornerebbero di vergogna non solo per
chi le scappatoie le ha percorse, ma per tutta la Chiesa.
Occorre coordinare meglio l’ufficio stampa, demandando ad esso le dichiarazioni ufficiali che diventano
pensiero ufficiale della Diocesi. Questo deve essere un impegno di tutti, perché altrimenti con dichiarazioni
spontanee si combinano pasticci. Tutto ciò poi, che viene presentato come pensiero della Diocesi o di un
organo di esso, deve essere concordato con me.
12. L’amministrazione economica
Un’amministrazione economica saggia, trasparente, sobria deve far parte dell’impegno per la legalità.
Debbo lamentare che, nonostante i ripetuti solleciti ancora solo 15 parrocchie hanno consegnato il bilancio
dello scorso anno. Voglio dirvi che su questo punto non transigo. I bilanci vanno consegnati altrimenti si
resta fuori da ogni aiuto che la Diocesi potrà dare.
Bisogna fugare la mentalità che si possa attingere dalla cassa diocesana senza mai aiutare detta cassa. La
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Diocesi non può venire incontro a tutte le esigenze che vorremmo scaricare su di essa. Ricordate che le
entrate della Diocesi provengono per la gran parte dall’8 per mille. Voglio però riportarvi quello che hanno
detto ai noi vescovi alla riunione CEI: l’8 per mille è una provvidenza sulla quale non si può scommettere
per il futuro. Bisogna educare allora la gente a venire incontro alle necessità della Chiesa. Bisogna educare
a che i fedeli lascino l’offerta per il servizio che hanno ricevuto. Non facciamoci belli dinanzi a loro,
rifiutando le offerte, e poi chiediamo sostegno alla Curia e cerchiamo di giustificarci se non riusciamo a
pagare quello che dobbiamo.
Presto convocherò anche i Consigli di amministrazione di tutti gli enti o associazioni che dipendono dalla
Diocesi.
Conclusione
La Diocesi che io immagino e spero e verso la quale voglio camminare assieme a voi ha queste
caratteristiche. Essa:
1. Riporta al centro la fede convinta e robusta in Gesù Cristo sia da parte di noi clero che da parte dei
fedeli. Una fede che purifica ogni altra motivazione e si ritrova nel riconoscimento che lui è il Signore
e Salvatore e che lontano da lui la vita perde senso: “Da chi andremo Signore, tu hai parole di vita
eterna”.
2. Riscopre conseguentemente l’impulso, il desiderio, il coraggio, la dedizione e la gioia della missione:
“quello che abbiamo visto… ve lo annunziamo”.
3. Pone al primo posto l’evangelizzazione perché Gesù sia conosciuto e scelto come datore di vita e di
salvezza: “Guai a me se non evangelizzerò”.
4. Tende alla costruzione di comunità, come risultato di una fede condivisa: “voi che partecipate di un
solo pane, siete un solo corpo”.
5. Si fa buon samaritano del mondo, per i suoi problemi e le sue necessità, promuovendo soprattutto una
cultura cristiana nei diversi settori di vita e parlando al cuore della gente il linguaggio della speranza:
“si commosse perché erano come pecore senza pastore”.
6. Fa tesoro di tutti i carismi e vocazioni, impegnandosi soprattutto per quelle di speciale consacrazione,
consapevole che senza presbiteri non c’è eucarestia e senza eucarestia non c’è comunità.
7. Ama e si prende cura del suo seminario, reso vivo dalla presenza di giovani, come il tesoro più
prezioso da custodire e far crescere.
Miei cari, tutto questo è un sogno? No, ma è una speranza verso la quale dobbiamo camminare; una
speranza possibile, se lavoreremo:
• assieme, in comunione di intenti;
• nel dono reciproco della propria diversità, accolta e rispettata;
• con entusiasmo, come persone veramente contagiate dall’amore verso Cristo e la Chiesa;
• con costanza e perseveranza, senza mai arretrare dinanzi alle difficoltà.
Io ci credo. Vi chiedo di crederci anche voi.
+ p. Giuseppe F. Morosini
vescovo

SAN IEIUNIO di GERACE MONACO BASILIANO


Nacque a Gerace ai primi del 900, e al battesimo gli venne imposto il nome di Giovanni. Si fece ben presto monaco e si distinse soprattutto per una durissima penitenza, tanto che fu soprannominato il Digiunatore. I contemporanei ne trasmisero la memoria ai posteri chiamandolo Giovanni Ieiunio.
Come il suo concittadino Antonio, pure lui dimorò a lungo nel monastero di S. Filippo d'Argirò, in Gerace. Ma trascorse la mag­gior parte della sua vita come eremita in una grotta, scavata nella rupe del vicino monte, detta poi «Sant'Iunio». Più tardi ivi fu costruito un monastero che ebbe notevole risonanza nell'epoca normanna.
Morì intorno al 1000. Il culto fu vivo nel suo monastero dove la festa liturgica era celebrata il 25 maggio e poi il 25 agosto. Di lui oggi, a Gerace, si ricorda appena il nome.


Nel dialetto popolare viene chiamato "SAN DIJIUNI", egli insieme a SAN NICODEMO, SAN LEO, SAN FANTINO, SANT'ANTONIO DEL CASTELLO e SAN GIOVANNI THERESTYS (dei quali a breve riporterò la vita e il culto) fu un santo che visse alle pendici della rocca di gerace, e molto probabilmente come è attestato in un canto di SAN NICODEMO DI MAMMOLA( o santu nicodemi, sant'antoni e san dijuni, nati alli costeri e di continu facendo orazioni....poi si ndi jeru alli muntagni arturi, fondandu nu monasteru di valuri...), visse anche se per un breve periodo, nel monastero della limina insieme a San Nicodemo.
I sopra citati rappresentano e sono i santi della nostra locride, che vissero nelle nostre terre e videro le vicende storiche che segnarono la fine del periodo bizantino e l'inizio di quello saraceno.

giovedì 9 ottobre 2008

qualcosa si sta muovendo!!

ecco la risposta dell'esperto che si sta occupando della statua della Vergine di portosalvo riporto il copia incolla della mail di risposta


Gentile Sig. Lomabrdo,la Redazione di Calabria Sconosciuta ha posto alla mia attenzione la mail da Lei inviata in merito al culto della Vergine di Portosalvo in Monasterace.In qualità di storico dell'arte mi sto occupando da alcuni anni della scultura lignea custodita nella Cappella dei Marchesi Di Francia. Non sono in possesso di documenti particolari ma ritengo di aver indirizzato con buona approssimazione la mia ricerca per l'attribuzione dell'opera. Spero che questo lavoro possa essere pubblicato sul prossimo numero di Calabria Sconosciuta (I trimetre del 2009). Qualora lei fosse in possesso di notizie, documenti, fotografie storiche o quant'altro, le sarei veramente grato se volesse corrispondere con me.Per qualsiasi altro chiarimento può contattarmi all'indirizzo mail dal quale le sto scrivendo.Distinti salutiGianfrancesco Solferino


sono davvero contento, non ho parole finalmente si sta muovendo qualcosa per valorizzare la "NOSTRA MADONNA"

lunedì 6 ottobre 2008

bella notizia

tempo fa scrissi alla redazione del giornale trimestrale" CALABRIA SCONOSCIUTA", per fare uno studio sull'origine preciso del culto della Madonna di portosalvo in monasterace, sull'esatta datazione della magnifica statua lignea e sul suo arrivo in loco, finalmente ho avuto risposta alla mail di cui ora riporterò il "copia e incolla":



Gent.mo Sig. Luigi Lombardo,
innanzitutto La ringraziamo per averci contattato e ci scusiamo se rispondiamo con un po' di ritardo.

In riferimento alla Sua richiesta facciamo presente che, la stessa, è stata inoltrata ad un nostro Collaboratore che uno dei massimi esperti in Calabria sulle sculture lignee.


Cordiali saluti.

La Redazione
(Sara Polimeni)



spero sia un inizio sia a livello storico della conoscenza della nostra festa e sia a livello di proposte di recupero dell'opera d'arte di indescrivibile bellezza quale è la statua della Vergine di portosalvo.

domenica 5 ottobre 2008

reportage del mio "pellegrinaggio a piedi a POLSI"





Tempo fa in un post fatto sulla MADONNA DELLA MONTAGNA DI POLSI in occasione della sua festa del 2 settembre, accennai alla mistica vallata in cui il santuario "DELLA MONATGNA" è sito. Ieri, malgrado al mio paese si celebrava la consacrazione di don Nicola Vertolo, io in parte ho visto la cerimonia, poichè subito dopo sono partito alla volta del santuario di polsi, in un "pellegrinaggio" organizzato con alcuni miei amici di gerace. Ci siamo ritrovati a locri per arrivare in macchina fino a San Luca, dove abbiamo lasciato la macchina per percorrere a piedi la vallata del bonamico, un paesaggio alquanto straordinario, dove si sente prorio la presenza di Maria attrverso la quiete delle verdeggianti vallate, e il respiro del vento che dava l'impressione d'essere prorio il respiro della Madonna, naturalmente non era un pellegrinaggio vero e proprio poichè manacava la figura di un sacerdote, ma lungo il cammino abbiamo recitato il Rosario che era la minima cosa che potevamo fare per onorare la Vergine Santa, la sua provvidenza non è venuta a mancare, poichè le NUVOLE NERE minacciavano una bella scarica di pioggia, ma nemmeno una goccia d'acqua è arrivata..."La Madonna ci voleva la.." dopo un percorso tortuoso finalmente all'orizzonte si vedeva la cupoletta ogiva bizantina del santuario, la ci siamo feramati, per una sigaretta per riprendere il percorso scendendo il pendio che porta alla valle del santuario...eccoci li di fronte, tutto era silenzio, una calma che faveca riflettere che ci invitava alla meditazione e alla riscoperta di DIO...è proprio vero che MARIA è la donna del silenzio, tutto intorno ci diceva MARIA è QUI, ed era proprio quel mistico silenzio a parlarci di LEI.Fortunatamente la chiesa era aperta, siamo entrati e accolti da un simpatico anziano che forse era un custode che ci spiegò vita morte e miracoli di Polsi siamo arrivati ai piedi della maestosa statua della Madonna(in pietra e marmo di scuola siciliana) dove ci siamo inginocchiati spontaneamente, è stata un'emozione bellissima, vedere la MADRE DI DIO su quella nicchia possente e maestosa, ma semplice e umile come del resto è..li abbiamo ripreso il rosario e dopo siamo entrati nella stanza degli ex voto che non si potevano contare..segno delle innumerevoli grazie che Maria elargisce a chi con cuore umile e pentito a LEI si rivolge..l'unica cosa che non abbiamo potuto fare è stao confessarsi poichè Don Pino non c'era, ma siamo tornati a casa pieni di gioia è stata una giornata bellissima..volvamo fermarci a benestare per l'incoronazione della Madonna del rosario, ma era troppo tardi..ma il 4 ottobre 2008 per me sarà una gioranta memorabile e mi chiedo, perchè cercare a lourdes o fatima ciò che abbiamo già noi?

sabato 4 ottobre 2008

la madonna del rosario



come più volte ho detto,la VERGINE SANTA riscuote moltissima devozione in calabria, e in generale in tutto il mondo.Senza dubbio la pietà popolare nei confronti della Madonna è dovuta al fatto che è la MADRE DI DIO che la pone a corona di tutti i santi e beati che la chiesa venera,tralasciando fattori culturali e folkoristici legati anche a miti e leggende, la MADRE DI DIO ha un intercessione potentissima che supera quella di tutti i santi, chiedendo a MARIA affidandosi a lei completamente, il cristiano è sicuro di ottenere ciò che ha chiesto" QUALE FIGLIO RIFUTA UNA SUPPLICA DELLA MADRE?" e senza dubbio GESù ascolta amorevole le preghiere della madre, e quale madre non è premurosa nei confronti dei figli?, MARIA è nostra madre, non è una verità "inventata dalla chiesa" ma GESù stesso ce la donò sulla croce con quella celebre frase"..ecco tuo figlio", "...ecco tua madre" . Quale fiducia, e conforto si sprigiona nei cuori rivolgendoci a LEI sapendo che nessuno di noi, e dei nostri bisogni sarà trascurato, molti santi hanno avuto una devozione particolare per la Madonna, e di sicuro la loro santità, è derivata anche dall'esempio di Maria e di sicuro molte conversioni sono avvenute grazie a lei, ricordiamoci che DIO ci vuole alla salvezza, ma questa strada non si può percorrerla senza guardare MARIA, che ha tutto quello che il SIGNORE ci chiede per essere santi, UMILTà, e CARITà e nessun'altra regola, perchè se si ama si agisce sempre nell'amore, e se si è umili si riconosce la propria impotenza e i propri limiti ed è li che MARIA ci dice di alzare gli occhi al cielo..è sempre LEI che ricorre quale madre amorevole a dirci cosa fare..LEI che DIO manda nelle apparizioni ad intervenire quando noi quaggiù deviamo la SUA volontà.Tornando al culto popolare della VERGINE, ella è intitolata in tantissimi modi, ma da uno studio fatto in rete la calabria festeggia maggiormante la Madonna con il titolo, DEL CARMINE, DI PORTOSALVO, DELLA GRAZIA, DEL ROSARIO E ASSUNTA.Siccome domani e della solennita della BEATA VERGINE DEL ROSARIO DI POMPEI, mi soffermerò sull'origine del cultoi del rosario.

Il rosario è la preghiera che più di tutte tocca il cuore di DIO, in esso è racchiuso tutto il vangelo, insieme a MARIA si conteplano i momenti salienti della storia della salvezza, e LEI la prima promotrice di questa bellissima preghiera "..recitate il rosario tutti i giorni per avere la pace nel cuore e ottenere la conversione dei peccatori" (più volte questa frase è stata pronunciata dalla Vergine nelle apparizoni),la stessa LUCIA la suora delle apparizioni di FATIMA AFFERMAVA CHE QUALSIASI PROBLEMA ANCHE QUELLO PIù INSORMONTABILE PUò ESSERE SUPERATO SOLO CON LA RECITA DEL ROSARIO, SANTA BERNADETTE SOUBIRù AL MOMENTO DELL'APPARIZIONE STRINGEVA LA CORONA DEL ROSARIO, MIRIJANA E VICKA, due dei sei veggenti di MEDJOUGORIE AFFERMANO CHE LA MADONNA CHIEDE INCESSANTEMENTE LA PREGHIERA DEL ROSARIO, PADRE PIO si racconta che ne recitava oltre cento al giorno e L'UNICO COMPITO CHE AFFIDAVA AI SUOI FIGLI SPIRITUALI ERA QUELLO DI RECITARE IL ROSARIO molti altri santi hanno avuto una devozione particolare in questa preghiera, e molti papi nei secoli tra cui l'indimenticabile GIOVANNI PAOLO II hanno promosso il rosario quale preghiera quotidiana. E quale titolo dare alla MADRE DI DIO sennò quello di MARIA SS DEL ROSARIO, PROTAGONISTA INDISCUSSA A FIANCO A GESù DI QUESTA PREGHIERA?La liberazione da pestilenze, guerre,terremoti e ogni sorta di male sia spiriruale che materiale attribuita alla recita del rosario, hanno portato il popolo di DIO a venerare la Madonna sotto questo titolo..ricordiamo che ANCHE LA MADONNA NELLE APPARIZIONI DI FATIMA SI PRESENTò COL TITOLO "...IO SONO LA MADONNA DEL ROSARIO"

Ecco che l'origine del culto della Madonna sotto questo nome è da trovare in tutti questi fatti, che legati a leggende popolari si è diffuso a macchia d'olio nel meridione d'italia e sopratutto in calabria dove moltissimi paesi hanno come patrona appunto MARIA SS DEL ROSARIO.

mercoledì 1 ottobre 2008

sabato 4 ottobre alle ore 10 nella parrocchia SAN GIUSEPPE LAVORATORE in Monasterace si vivrà un momento storico per la nostra comunità in quanto il nostro caro e amato amico NICOLA VERTOLO diverrà sacerdote per imposizione delle mani del nostro vescovo MONS. GIUSEPPE FIORINI MOROSINI, tutta la comunità sta condividendo questa gioia con lui e mi auguro che sia l'inizio di tanti momenti di grazia per monasterace che ne ha tanto bisogno..affido questo desiderio alla VERGINE SS DI PORTO SALVO, SAN GIUSEPPE E SANT'ANDREA AVELLINO ....AUGURI NICOLA

domenica 28 settembre 2008

appuntamenti mese di ottobre

PRIMA DOMENICA- Benestare FESTA DI MARIA SS DEL ROSARIO


ULTIMA DOMENICA-Sant'ilario dello jonio FESTA PATRONALE DI SANT'ILARIONE ABATE

martedì 16 settembre 2008

MARIA SS DELLE GRAZIE


sale l'attesa per l'annuale celebrazione festiva di MARIA SS DELLE GRAZIE a San Giovanni di Gerace che si venera come da tradizione la terza domenica di settembre.La festa è molto sentita da tutto il popolo di San Giovanni, ma anche dalla gente del comprensorio, alla Madonna delle Grazie, si attribuiscono miracoli e grazie che nel corso dei secoli hanno reso il suo culto di fama nazionale, in quanto il suo santuario di origine medievale(all'epoca una cappella campestre) rifatto prima nel seicento, e poi a fine ottocento fino alla sua consaccrazione del 1904,è META DI NUMEROSI PELLEGRINAGGI, CON PELLEGRINI PROVENIENTI DA TUTTA ITALIA. è UN MOMENTO ATTESISSIMO, per ogni SANGIOVANNESE che ogni anno rinnova le sue emozioni, affida le sue speranze e aspettative, e dona i suoi dolori alla Madonna, il cui simulacro ligneo ispira un'immensa fiducia.come lo è a monasterace, e in tutti i paesi che festeggiano la Vergine Santa, la MADRE DI DIO in San Giovanni non è solo la protettrice la cui preghiera incessante vigila sulle vicende dell' intero paese, ma è l'amica, la madre, "la concittadina" di ogni Sangiovannese che a lei si affida ogni giorno. per maggiori dettagli sulla festa e sul paese visitate il sito
http://www.sangiovannidigerace.com/

domenica 7 settembre 2008

IL MIRACOLO DI MARIA SS DELLA MONTAGNA A TAURIANOVA


La Santa Vergine occupa un ruolo di prim'ordine nella pietà popolare calabrese. Nel Comune di Taurianova, sotto diversi titoli, è presente o è Patrona sia al Centro che nelle Frazioni: Maria SS. della Montagna a Radicena, la Madonna del Carmine a Iatrinoli, la Colomba a S. Martino e l'Immacolata ad Amato. Come nel cuore dell'Aspromonte (v. "La Madonna di Polsi"), anche nella nostra Piana, il culto di Maria SS. della Montagna rimane l'atto più solenne di ogni credente. Maria, madre amorevole e premurosa, non delude mai le attese dei suoi fedeli ma ne accoglie le istanze e assicura la sua incondizionata protezione: "Ad Jesum per Mariam!". Nelle grandi calamità pubbliche, come l'invasione dei Saraceni che affliggevano nel secolo XII le nostre contrade e quelle della vicina Sicilia, non è mai mancato il celeste conforto della Vergine di Polsi, il cui Monastero si registra sempre nello stesso luogo: la prima menzione nei documenti vaticani ricorre nella decima di Papa Bonifacio VIII (1294 - 1303). Per quanto ci riguarda più da vicino, molto suggestiva è la storia relativa a Maria SS. della Montagna di Taurianova. Ordinata da un certo Don Vincenzo Sofia - benestante del luogo - per sciogliere un voto, l'effigie venne scolpita nel 1787 da Michele Salerno di Serra San Bruno con bottega a Napoli. Sistemata - quindi - dentro una cassa sopra un bastimento in partenza per Gioia Tauro, nel golfo di Salerno fu colta da una violenta tempesta. Vani furono i tentativi dei marinai, ignari del prezioso contenuto, di sbarazzarsi del carico per alleggerire la nave ed evitare di andare a fondo. Nel contempo un marinaio scorgeva, alta sul ponte, una signora con le braccia alzate nell'atto di placare gli elementi. Poco dopo, come per incanto, le onde cessarono e arrivati a Gioia Tauro, dove il Sofia l'attendeva, la cassa fu aperta. Incredibile ma vero, quel marinaio riconobbe nella statua della Madonna la signora intravista sul ponte. Fu così che i Radicenesi sentirono la necessità di sostituire la miracolosa immagine con quella più antica offerta e importata da Capistrano nel 1763 dall'Arciprete Don Domenico Antonio Zerbi. La Chiesa parrocchiale già sotto il protettorato di S. Maria Ambasiade e poi sotto quello di S. Maria delle Grazie, aveva finalmente la nuova Patrona. Si giunse così alla sera del 9 settembre 1894 allorquando un certo Ambrogio Incarnato, negoziante napoletano, sul finire della festa, nel contemplare in chiesa il volto della sacra immagine, si accorse che gli occhi di Maria si muovevano con singolare vivacità. Impressionato del fenomeno, richiamò l'attenzione degli astanti i quali gridarono subito al miracolo. La Madonna, che continuava a muovere le divine pupille, fu portata quindi in solenne processione per le vie cittadine. Ma le sorprese non erano finite e un nuovo prodigio si rivelava ai fedeli: in mezzo alla luna alta nel cielo era apparsa - visibilmente a tutti - una grande croce luminosa, come accadde a Costantino prima della battaglia sul Ponte Milvio.

Era un segno eloquente della protezione divina dai disastri tellurici che da lì a poco, alle ore 20 del 16 novembre, si sarebbero verificati. La città, contrariamente a quanto accadeva nei paesi vicini, non riportava vittime. Il popolo ha voluto ricordare quel prodigio con il canto che segue, definito appunto "Il Miracolo", da noi pazientemente rielaborato. Sono diverse, infatti, le versioni pervenuteci - in lingua e in vernacolo - e numerose sono le lacune riscontrate (comprese quelle grammaticali) che non si possono del tutto eliminare.


Al novantaquattro il primo miracolo,

al nove settembre un grande spettacolo:


all'otto di sera nel tempio santo,

scena terribile e dirotto pianto.


Spaventa il popolo che allora si prostra

cercando grazie alla Montagna nostra.


- Calma, Montagna, Tu l'ira di Dio,

perdona il popolo perverso e rio.


Siamo tuoi figli, o Madre serena:

proteggi il popolo di Radicena;


siamo noi tutti cuori dannati:

vi è molto scandalo, enormi peccati.


Guarda, Montagna, che Sei protettrice,

il popolo Tuo fu sempre felice! -


La banda suonava con tanta allegrezza,

il popol piangeva di tenerezza.


Eran radunate seimila persone,

tutte gridavano: - In processione! -


- Vieni, Montagna, gira il paese! -

Seguono tutti con candele accese.


Quando la Vergine usciva di porta

con gli occhi amabili sembrava morta.


La guarda il popolo con fede magna:

- Non Sei Tu forse la nostra Montagna.


Come Sei pallida, o Stella del mare,

forse Tuo Figlio ci vuol fulminare?


Prega Tuo Figlio, o Madre serena,

implora perdono per Radicena! -


Si parte Maria in processione,

mentre Suo Figlio le grazie dispone.


Cercano grazie gli Jatrinolesi:

- Vieni, Montagna, al nostro paese! -


I deputati benigni e pazienti

scendon la Vergine a contentar la gente.


Dinanzi la Chiesa, riposta a quel monte,

la pallida luna risplende di fronte.


Oh quanto spavento e terribili voci ché

in mezzo alla luna compare la Croce!


Piccoli e grandi, battendosi il petto:

- Prega, Tu Vergine, il Figlio diletto;


fummo manchevoli e lo confessiamo,

son veri miracoli e Ti adoriamo! -


Si volta Maria di fronte alla luna,

sparisce la Croce, il cielo s'imbruna.


Quei protestanti facendo i ribelli:

- Calma, Tu Vergine, questi flagelli! -


Quando Montagna va a Radicena,

il popolo tutto è senza lena.


Arriva Maria nel tempio santo

e tutto il popolo è in grande pianto.


Prostrati tutti in quel momento,

la faccia in terra e pieni di spavento.


Al nove ottobre un'altra tempesta:

il popolo vuole la seconda festa.


E così, infatti, ognun s'è tassato

per come poteva, secondo il suo stato


Con bande e bandiere si gira il paese,

il popolo tutto accetta le spese;


il sindaco Zerbi coi suoi deputati,

tutti di cuore le hanno accettate.


Quel nove ottobre si fa grande festa

con banda militare e grande orchestra.


Sparano fuochi in abbondanza,

l'onore più bello alla fratellanza.


Gli Jatrinolesi, lodando Maria,

portano banda e lumi in ogni via.



Voi fortunati, o Radicenesi,

la bella Montagna dal Cielo discese.



Mostrando prodigi in quel Monte santo,

chiama noi figli sotto il Suo bel manto.



Voi se vorrete, o figlie amorose,

al monte portate i gigli e le rose.



Si fa gran festa con pompa e allegria

e il popolo grida: - Evviva Maria! -


la festa porta migliaia di fedeli che ogni anno si recano in pellegrinaggio per ricordare tale evento, e ringraziare la vergine santa delle grazie ricevute e della sua materna protezione che su tutti.



l'articolo è stato tratto dal sito http://www.brutium.info/storia/storia12.htm





martedì 2 settembre 2008

Mammola si prepara a festeggiare SAN NICODEMO



VITA DI SAN NICODEMO ABATE BASILIANO
Teofane e Pandia furono i genitori di Nicodemo, che nacque a Cirò (Catanzaro) nei primi anni del X secolo, lo affidarono alla cura spirituale di un pio e dotto sacerdote, Galatone, contemporaneamente il ragazzo progredì nelle scienze sacre e nella pietà. Da giovane poté vedere il comportamento licenzioso di alcuni suoi contemporanei, che lo disgustarono, cosicché sentì maggiormente l’attrazione per la vita monastica, che veniva professata nel secolo X, da quegli asceti con fama di santità, nella zona del Mercurion, sulle balze del Pollino in Calabria. Lasciata Cirò, andò a chiedere l’abito monastico all’austero abate s. Fantino, ma gli fu rifiutata più volte questa richiesta, perché non veniva ritenuto adatto a quella vita di studi, penitenze e mortificazioni, vista la sua gracile costituzione fisica. Deluso ma non convinto, insisté tramite i buoni auspici di altri monaci, finché s. Fantino commosso dalle sue insistenze, gli concesse l’’abito angelico’, così chiamato tra i monaci greci di quel tempo. Nicodemo divenne insieme a s. Nilo di Rossano, esempio splendente di vita ascetica del Mercurion, cresciuti e formati tutti e due alla rigida scuola dell’abate s. Fantino; essi accomunati ad altri santi monaci calabro-siculi resero famosa in tutta la Cristianità la loro Comunità, al punto che Oreste, patriarca di Gerusalemme la descrisse elogiandola, nei suoi autorevoli scritti e biografie. Il tipo di vita praticato è impensabile ai nostri giorni, ma costituiva il perno dell’ascesi, insieme alla purezza, dei monaci calabro-siculi di quell’epoca; vestiva con una pelle di capra, andava a piedi nudi in ogni stagione, dormiva su paglia in una grotta, mangiava castagne e lupini. In età abbastanza matura, decise di lasciare il Mercurion e si ritirò in un eremo del Monte Cellerano nella Locride, ma la fama di santità che lo seguiva, attirò molti monaci che gli si affidarono e quindi Nicodemo si vide costretto a fondare una laura, cioè una colonia di anacoreti, vivendo divisi, ognuno in una capanna e riunitasi una volta la settimana, più tardi il termine designerà un grande convento. La sua laura fu visitata anche da s. Fantino e altri monaci del Mercurion; purtroppo però era troppo esposta alla curiosità dei fedeli e soprattutto alle scorrerie dei Saraceni, per cui prevedendone la distruzione, disperse i monaci in altri monasteri e lui si ritirò presso Gerace in un cenobio, accentuando l’austerità della sua vita. Ma anche qui non restò a lungo e dopo alcuni anni si ritirò in un luogo solitario vicino a Mammola, che presto anch’esso si trasformò in un famoso monastero di monaci greci. Nonostante i settanta anni passati nell’asprezza della vita ascetica, Nicodemo visse circa 90 anni, tantissimi per quei tempi e a dispetto della sua gracile costituzione fisica; morì nel monastero di Mammola, che prese poi il suo nome, il 25 marzo 990. I miracoli fiorirono sulla sua tomba e quindi venne proclamato santo, allora non c’erano tutte le procedure che occorrono oggi. Nel 1080 i Normanni trasformarono il piccolo oratorio con la sua tomba, in una grande chiesa, restaurando anche il monastero e concedendo privilegi e beni. Le reliquie furono poi traslate nella chiesa di Mammola nel 1580 che lo proclamò suo patrono nel 1630, fissando la festa liturgica al 12 marzo. I pontefici nei secoli successivi concessero particolari indulgenze nell’occasione della sua festa e altre celebrazioni. Il Comune di Mammola nel 1884 fece decorare artisticamente la cappella, una ricognizione delle reliquie è stata effettuata il 12 maggio 1922 nella coincidenza dell’inaugurazione della ricostruita e abbellita chiesa.




la festa che si celebra a marzo, a maggio e a settembre, è molto sentita dai mammolesi, e da tutta la gente del comprensorio, si fanno veri e propri pellegrinaggi al suo santuario presso il monte limina, poco distante dalla grotta in cui il santo andava a meditare.

domenica 31 agosto 2008

riflessioni

molte volte passando dalla chiesetta di portosalvo,mi capita di riflettere sull'evidente incuria e lassismo, nei confronti di questo gioiello di chiesa, e di cosa contiene.
Partiamo dall'esterno: sono ormai anni che le finestre sono rotte, che oltre a dare un neo all'estetica generale della facciata e dei lati, sono una cosa brutta da vedere anche per la gente che viene da fuori...E NESSUNO, RIPETO NESSUNO, SI è MAI PREOCCUPATO DI RIPARARE QUELLE LASTRE IN VETRO..PRIMA VERGOGNA!
IL restauro della facciata fatto a dir poco MALAMENTE E PRIVO DI COGNIZIONE SU CHE COSA VUOL DIRE RESTAURO, è UN'OFFESA ALLA ORIGINARIETà DELLA COSTRUZIONE IN QUANTO LA FACCIATA ORIGINALE ERA COMPOSTA DA TANTI MATTONCINI IN COTTO A FACCIA VISTA SIMILE A QUELLE DELLE CHIESETTE BIZANTINE,ORA NON è CHE UNA MISERA RICOPERTURA DI CEMENTO..SECONDA VERGOGNA!
Entriamo,alzando gli occhi sulla volta a botte l'occhio cade subito su l'intonaco decadente,
e se si abbassano gli occhi la situazione non è che cambi molto in quanto il pavimento oltre a non essere su un unica quota, ha delle fossette e le mattonelle tutte rotte...TERZA VERGOGNA!
ecco il pezzo forte: le statue IMPLORANO A DIR POCO PIETà! L'INCURIA le ha divorate come le tarme e i tarli divorano un pezzo di legno, IL SACRO CUORE CHE SI TROVA A DESTRA, HA DELLE CREPE CHE SI POTREBBERO DEFINIRE VORAGGINI! a sinistra C'è IL POVERO SAN FRANCESCO DI PAOLA, CHE OLTRE AD ESSERE AL LIMITE DELLA STATICITà IN QUANTO è TUTTO TREMOLANTE SE LO SI VA A TOCCARE, HA DOVUTO ANCHE OSPITARE E FAR DA CASA A DEGLI INSETTI, SE SI GUARDA DENTRO IL CAPPUCCIO TIPICO DEL VESTITO DEL SANTO, VI SONO DEI NIDI DI INSETTI CHE NON SO COME SI CHIAMANO, MA ASSOMIGLIANO A DELLE VESPE...QUARTA VERGOGNA!!!
PASSIAMO ALLA COSA PIù PREZIOSA DELLA CHIESETTA, LA STATUA SETTECENTESCA DELLA MADONNA DI PORTOSALVO: ROVINATA DALLA TESTA AI PIEDI, e a costo di essere ripetitivo dico CHE NON C'è NESSUNO CHE SI PREOCCUPI DELLA SORTE DELLA STATUA, MA PROPRIO NESSUNO...L'INCURIA REGNA SOVRANA...QUINTA VERGOGNA!
LA COSA OLTRE AD ESSERE DEPLOREVOLE, è ANCHE UN PUGNO NEI CONFRONTI DELLE BELLEZZE E DELLA SACRALITà CHE LA STORIA CI HA LASCIATO, la cosa che mi fa specie, è il fatto che si raccolgono soldi per piccole spese(NON PARLO DELLA FESTA POICHè è SACROSANTO RACCOGLIERE LE OFFERTE PER ONORARE LA REGINA DI PORTOSALVO), e nessuno si è mai preoccupato di LANCIARE INIZIATIVE IN FAVORE DEL RESTAURO,noto con rammarico che quasi da per tutto, dove c'è tale necessità CI SI ADOPERA AL RECUPERO DELLE STATUE( ho assistito al restauro della STATUE DELLA MADONNA DEL ROSARIO E SANTA FILOMENA A GROTTERIA,HO VISTO IN MOLTE CHIESE DELLE CASSETTINE SU CUI C'ERA LA SCRITTA OFFERTE PRORESTAURO ECC), possibile che a Monasterace QUESTE COSE NON ESISTONO?Possibile che nemmeno il sindaco stesso veda che quelle finestre rotte siano una cosa ANTIESTETICA E DISGUSTOSA DA VEDERE?, E IL COMITATO FESTA DOV'è?? PERCHè NON SI METTE IN OPERA ANCHE PER RESTAURARE ALMENO LA STATUA DELLA MADONNA?..sono domande che non so se troveranno risposta, spero solo che LO SPIRITO SANTO ILLUMINI CHI DI COMPETENZA A PRENDERE PROVVEDIMENTI SERI NEI CONFRONTI DI QUESTI BENI CHE SI STANNO PERDENDO!

Polsi:INIZIA LA FESTA




Sono iniziati a Polsi di San Luca i festeggiamenti in onore di MARIA SS DELLA MONTAGNA conosciuta anticamente con il titolo VERGINE DEL DIVIN PASTORE, la festa, attira migliaia di fedeli che provengono da quasi tutta la calabria e addirittura dalla sicilia, la Vergine della montagna è veneratissima nella locride e molto amata da MONS BREGANTINI che la nominò patrona della diocesi di locri- gerace.A lei si atrribuiscono numerosi miracoli e molteplici grazie ricevute, c'è gente che arrivati nella vallata PROSEGUE IN GINOCCHIO IL CAMMINO VERSO IL SANTUARIO, che conserva numerossimi ex voto e frasi di ringraziamento per le grazie da lei elargite, oltre al grandisimo momento di preghiera, questa festa è anche un punto di incontro tra persone di zone e culture diverse, si dice che anche dalla piana i pellegrini arrivino a piedi attraverso i perscorsi tortuosi dell'aspromonte.Io personalmente ho visitato il santuario con un incontro diocesano organizzato, all'epoca Bregantini, volle che si facesse un pellegrinaggio a piedi, e arrivati a San Luca, abbiamo camminato parecchio fino alla mistica vallata, è stato bello sperimentare la presenza di Maria in quella valle sperduta.
PS:
OGGI 31 AGOSTO A SCILLA SI FESTEGGIA MARIA SS DI PORTOSALVO, FACCIO GLI AUGURI ALLO STAFF DI "BUON ONOMASTICO", IN QUANTO IL LORO BLOG è ANCHE DEDICATO ALLA REGINA DI PORTOSALVO, AUGURI VIVISSIMI E BUONA FESTA E CHE LA MADONNA DI PORTOSALVO AIUTI TUTTI.
www.scillachiese.blogspot.com

giovedì 28 agosto 2008

appuntamenti nel mese di settembre

PRIMA DOMENICA - Mammola FESTA PATRONALE DI SAN NICODEMO, ABATE BASILIANO
-Pazzano FESTA SAN ROCCO
2 SETTEMBRE -Polsi di San Luca FESTA DI MARIA SS DELLA MONTAGNA,VERGINE DEL DIVIN PASTORE
DAL 13 AL 16 -REGGIO CALABRIA FESTA PATRONALE DI MARIA SS MADRE DELLA CONSOLAZIONE

8 SETTEMBRE -Siderno FESTA PATRONALE DI MARIA SS DI PORTOSALVO
-Bovalino FESTA DI MARIA SS IMMACOLATA
-Taurianova FESTA DI MARIA SS DELLA MONTAGNA

SECONDA DOMENICA -Bivongi FESTA DI MARIA SS MAMMA NOSTRA
-Grotteria FESTA DEL SS CROCIFISSO

TERZA DOMENICA-Placanica FESTA DI MARIA SS ADDOLORATA
-San Giovanni di Gerace FESTA DI MARIA SS DELLE GRAZIE
26/27 SETTEMBRE -Riace FESTA DEI SANTI MARTIRI COSMA E DAMIANO
25/26 SETTEMBRE -Mammola FESTA DI SAN COSMA E DAMIANO

mercoledì 27 agosto 2008

gioiosa festeggia SAN ROCCO

ritorna come sempre la celebrazione festiva in onore di SAN ROCCO a gioiosa jonica venerato quale patrono principale, la festa a gioiosa viene celebrata il 27 gennaio che ricorda l'arrivo della statua in paese, e l'ultima domenica di agosto che è ufficialmente molto più solenne e sentita non solo dai cittadini di gioiosa, ma anche da tutto il comprensorio.Il culto di SAN ROCCO a gioiosa è legato come in altri paesi della calabria, alla liberazione dell'epidemia della peste che colpi anche la nsotra regione.La festa è caratterizzata dal rinomato ballo votivo che mischia leggenda profana, al sacro, non c'è un cittadino di gioiosa che non possiede un tamburello che non usi alla processione del patrono, è un simbolo della propria appartenenza alla città e alla devozione nei confronti del santo.

è LA PIù BELLA MANIFESTAZIONE RELIGIOSA E FOLKORISTICA DELLA LOCRIDE

sabato 16 agosto 2008

SAN ROCCO DI MONTPELLIER "L'EROE DELLA CARITà"


Vita di San Rocco

Fino a qualche tempo fa le fonti che parlavano di San Rocco sono state poche e molte volte arricchite da molte leggende popolari. Ma grazie a molti studiosi ed agiografi che caparbiamente e devotamente hanno voluto portare alla luce molti punti oscuri del nostro santo patrono, tra cui il luogo della sua morte ormai certo e documentato, dunque che non morì a Montpellier, ma fu arrestato ad Angera e poi condotto nelle prigioni a Voghera dove dopo cinque anni di dura prigione vi morì alle prime ore del 16 agosto nell'anno 1327. Da questa data il culto si diffuse con molta immedia- tezza irradiando la sua luce di santità in Italia,nell'Europa ed in tutto il mondo cristiano. San Rocco nasce nel sec. XIII (1295) unico figlio del governatore Giovanni Rog, Marchese di Montpellier e da Libera, che tanto pregarono



Dio e la Vergine Maria per avere questo figlio, e dunque già dalla nascita vi è un segno indelebile, il piccolo Rocco nasce con una croce sul petto di colore vermiglio, un sigillo che il buon Dio aveva dato a San Rocco, ed un inizio alla sua purezza e santità. Rocco rimane orfano a 20 anni, Giovanni e Libera muoiono prematuramente, e San Rocco sul letto di morte promette ai suoi genitori ferventi cristiani e grandi benefattori, di continuare ad aiutare i poveri ed i più bisognosi ed essere caritatevole. Rocco vivendo nella nobiltà, nell'agiatezza e nel lusso capisce il vuoto della sua ricchezza e comprende il grande dono della carità, e con un gesto puro ed incoraggiato dal vangelo, vende tutti suoi averi e li dona ai poveri, agli ospedali e inizia il suo pellegrinare in cerca di Cristo che trova nei derelitti, nei malati e nei disperati. La sua prima meta è Roma, il centro della cristianità per rendere il suo omaggio alla tomba di Pietro e Paolo. Prima di partire per l'Italia si consacra alla Vergine Maria delle tavole, ricevendo poi la benedizione del vescovo di Montpellier. Bastone, Mantello, Cappello, Borraccia e Conchiglia sono i suoi ornamenti, la preghiera e la carità la sua forza, Gesù Cristo il suo Gaudio e la sua santità. Percorre la Francia, varca le Alpi, arriva in Italia, tra le città spopolate e piene di terrore, fetore di cadaveri contagiati dal morbo crudele della peste bubbonica, tra scene di strazio e di dolore il santo pellegrino non passa indifferente, ma con il cuore ed implorando Dio si porta a compitare e a curare chi è malato, nell'indigenza e nel bisogno. Il primo luogo certo dove Rocco ha sostato e curato i malati e Aquapendente (VT), per poi giungere a Roma e restarci ben tre anni, nella preghiera, nella meditazione, la tradizione vuole che il suo primo miracolo Rocco lo compì guarendo un cardinale. Anche Roma è invasa dal morbo della peste e il Santo si da con fervore all'assistenza agli ammalati, senza temere il terribile e pericoloso contagio non abbandonando, per amore un popolo a lui straniero. San Rocco il viandante



Anche Roma è invasa dal morbo della peste e il Santo si da con fervore all'assistenza agli ammalati, senza temere il terribile e pericoloso contagio non abbandonando, per amore un popolo a lui straniero. San Rocco il viandante seppe che anche a Rimini e Cesena infuriava la peste, dunque lasciò Roma e si diresse in queste città a testimonianza della sua carità senza limiti. Il morbo si diffondeva spaventosamente da Cesena, la peste passò a Novara e Piacenza. A piedi San Rocco si prodigava instancabilmente a trasportare gli ammalati sulle spalle nei lazzaretti.
Digiuni prolungati, fatiche continue, notti insonni passati in preghiera e a vegliare i malati, indebolirono il suo corpo finché sulle rive del Pò, San Rocco scoprì che sulla sua gamba la peste non lo aveva risparmiato, il famoso "bubbone" gli aprì una piaga provocandogli delle emorragie e fitte di dolori atroci. Il giovane pellegrino si ritirò in solitudine nei pressi
di Sarmato per morire in pace, trovando riparo in una povera e piccola grotta e lì come un povero eremita prega e soffre. Su questa scelta oblativa della vita del santo che offre al Signore, oltre alla preghiera, il suo dolore per allontanare la peste dalle popolazioni italiane che ormai lui ha nel suo cuore. In quel luogo solitario il Signore non abbandona
il suo servo fedele e manda un angelo a sanargli la ferita e un cane pietoso a ristorare la sua fame, che ogni giorno gli porta un pezzo di pane che sottrae dal castello del suo padrone il nobile Gottardo Pallestrelli. Il Dio potente e misericordioso non permise che il giovane pellegrino morisse del morbo della peste perché doveva curare e lenire le tribolazioni del suo popolo. Intanto in tutti i posti dove Rocco era passato e aveva lenito i tormenti di tanti malati il suo nome diventa famoso. Tutti raccontano del valoroso giovane pellegrino che porta la carità di Cristo e la potenza miracolosa di Dio. Rocco dopo 8 lunghi anni riprende la via del ritorno in patria, ma arrivato ad Angera sul lago maggiore, le guardie del visconte del posto, vedendolo malconcio, con barba lunga, capelli incolti, faccia scarna e segnata dalle fatiche, nessuno più lo riconosce e viene arrestato e accusato di spionaggio. Il santo della carità, che aveva portato il suo soccorso agli altri, resta da solo in un'oscura prigione senza l'aiuto di nessuno. Passano cinque lunghi anni, così San Rocco consuma i suoi giorni in preghiera, rifiutato da tutti, la notte dell'Assunta rende la sua anima a Dio, ma prima si confessa con un sacerdote il quale resta stupito di ciò che ascolta dal giovane prigioniero e corre al palazzo del governatore dicendogli che nelle carceri della città non vi è rinchiuso un brigante, ma un uomo di Dio. Subito dopo la sua morte dopo la rivelazione fatta dal sacerdote si fanno accurate ricerche sulle origini del pellegrino e si seppe che era il figlio del defunto governatore di Montpellier e si scoprì la croce indelebile sul suo petto che fu la prova che i suoi familiari riconobbero. Sulla sua tomba a Voghera (PV) cominciò subito a fiorire il culto al giovane Rocco pellegrino di Montpellier, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri, stimato come perfetto discepolo del Cristo vivente. Il Concilio di Costanza (1414) portò alla prima elevazione del Beato Rocco, perché scoppio una grande epidemia di peste, e un cardinale di Piacenza suggerì di far portare a Costanza una immagine di San Rocco con le sue reliquie e che si invocasse l'intercessione del Santo, dal Signore la liberazione dalla peste. E per miracolo fatta la processione con l'immagine e le reliquie del Santo, la peste cessò. Ogni prelato ritornato nelle proprie diocesi testimoniò il miracolo di San Rocco, e ne diffusero il culto. Nel secolo XV si diffonde in tutta Italia il culto a San Rocco, testimoniato da una ricerca iconografica, da chiese, cappelle e confraternite. Infatti, nel 1420 il nome di San Rocco appare tra i 14 ausiliatori come intercessione speciale di guarigione contro questa malattia. In Francia la devozione per San Rocco si sviluppò nel secolo XVII. Il re Luigi XIV posò la prima pietra della basilica il 25 luglio 1653 che gli è dedicata a Parigi.
La chiesa sostenne la diffusione del culto a San Rocco confessore accordandogli onori liturgici. Alla fine del secolo XV una messa propria a San Rocco appariva nel Messale Romano, alla data del 16 agosto. Nel 1547 Paolo IV fece menzionare nella bolla "cum a nobis" l'appartenenza di San Rocco al terzo ordine francescano. E per questo l'ordine dei francescani minori, conventuali e cappuccini diffuse ardentemente il culto al santo nei luoghi della loro presenza elevando altari e celebrando feste in suo onore.
Il Papa Gregorio XIII introdusse il nome di San Rocco nel Martirologico Romano al
16 agosto, mentre Urbano VIII accordò, tramite la congregazione dei riti un ufficio e una messa propria, anche il Papa Innocenzo XII prescrisse all'ordine dei francescani di celebrare la festa con il rito doppio maggiore. La devozione a San Rocco con il tempo è andata crescendo anche se sono passati 700 anni dalla sua morte, e nonostante oggi viviamo in un'era in cui il morbo della peste è stato sconfitto, purtroppo nuove pesti ci affliggono, la cattiveria, l'invidia, la corruzione e nuove malattie attanagliano il popolo di Dio portandolo alla morte. San Rocco si mostra sempre come protettore, l'amico che accoglie le fervorose e sincere preghiere dei suoi devoti per concedere grazie e guarigioni in nome e per volontà di Gesù Cristo. San Rocco in Italia e patrono o protettore di 389 paesi, vi sono 280 parrocchie, 147 confraternite, il suo corpo oggi e custodito nella bellissima chiesa a lui dedicata a Venezia, è protettore dei chirurghi, farmacisti, becchini, servitori, pellegrini e viandanti, e invocato contro le malattie epidemiche e quelle mortali. Negli ultimi anni è nata l'associazione Europea degli "amici di San Rocco"con la sede canonica e legale nella bellissima e barocca chiesa a lui dedicata a Roma in Piazza A. Imperatore. E' scopo dell'associazione l'attuazione di iniziative del più alto interesse sociale, culturale e di ispirazione cristiana nel nome di San Rocco, a fine di promuovere e tutelare la devozione, l'arte e la genuina religiosità popolare sviluppatasi attorno alla figura di San Rocco, ed incentivare lo studio di tutti questi aspetti e di svolgere attività di promozione e solidarietà sociale.




nella locride, molti paesi tra cui casignana,antonimina,pazzano, gioiosa ionica festeggiano questo grande santo, oggi per esempio a gioiosa ionica viene ricordato con una messa solenne poichè la sua festa in paese ricorre l'ultima domenica di agosto la cui processione è caratterizzata dal caratteristico BALLO VOTIVO che dura per un giorno intero, qui a monasterace fino a dieci anni fa si svolgeva la processione e la benedizione del pane, ora ahimè non solo non vi è la processione, ma la statua è completamente rovinata, ma fortunatamente la devozione è rimasta.In prossimità di reggio calabria, SCILLA oggi festeggia San Rocco quale suo patrono e colgo l'occasione di augare a tutti coloro che portano il nome ROCCO e allo staff del blog S.MARIA DI PORTOSALVO il cui link è www.scillachiese.blogspot.com UNA BUONA FESTA E CHE SULLE ORME DI SAN ROCCO SEGUINO SEMPRE LA STRADA DEL VANGELO E DELLA CARITà..BUONA FESTA