"salve del ciel Regina,
sul capo una corona,
Monasterace Marina,
fidente in te ti dona
Mentre a te sale un palpito
di mille e mille cuori
O Madre di Portosalvo
prega per noi Gesù.
Speranza tu dei miseri
rifugio ai peccatori
a te sono rivolti i gemiti
di tutti i nostri cuori
Sempre a te sale il cantico
dei monasteracesi in coro
O madre di Portosalvo
prege per noi Gesù."



domenica 7 settembre 2008

IL MIRACOLO DI MARIA SS DELLA MONTAGNA A TAURIANOVA


La Santa Vergine occupa un ruolo di prim'ordine nella pietà popolare calabrese. Nel Comune di Taurianova, sotto diversi titoli, è presente o è Patrona sia al Centro che nelle Frazioni: Maria SS. della Montagna a Radicena, la Madonna del Carmine a Iatrinoli, la Colomba a S. Martino e l'Immacolata ad Amato. Come nel cuore dell'Aspromonte (v. "La Madonna di Polsi"), anche nella nostra Piana, il culto di Maria SS. della Montagna rimane l'atto più solenne di ogni credente. Maria, madre amorevole e premurosa, non delude mai le attese dei suoi fedeli ma ne accoglie le istanze e assicura la sua incondizionata protezione: "Ad Jesum per Mariam!". Nelle grandi calamità pubbliche, come l'invasione dei Saraceni che affliggevano nel secolo XII le nostre contrade e quelle della vicina Sicilia, non è mai mancato il celeste conforto della Vergine di Polsi, il cui Monastero si registra sempre nello stesso luogo: la prima menzione nei documenti vaticani ricorre nella decima di Papa Bonifacio VIII (1294 - 1303). Per quanto ci riguarda più da vicino, molto suggestiva è la storia relativa a Maria SS. della Montagna di Taurianova. Ordinata da un certo Don Vincenzo Sofia - benestante del luogo - per sciogliere un voto, l'effigie venne scolpita nel 1787 da Michele Salerno di Serra San Bruno con bottega a Napoli. Sistemata - quindi - dentro una cassa sopra un bastimento in partenza per Gioia Tauro, nel golfo di Salerno fu colta da una violenta tempesta. Vani furono i tentativi dei marinai, ignari del prezioso contenuto, di sbarazzarsi del carico per alleggerire la nave ed evitare di andare a fondo. Nel contempo un marinaio scorgeva, alta sul ponte, una signora con le braccia alzate nell'atto di placare gli elementi. Poco dopo, come per incanto, le onde cessarono e arrivati a Gioia Tauro, dove il Sofia l'attendeva, la cassa fu aperta. Incredibile ma vero, quel marinaio riconobbe nella statua della Madonna la signora intravista sul ponte. Fu così che i Radicenesi sentirono la necessità di sostituire la miracolosa immagine con quella più antica offerta e importata da Capistrano nel 1763 dall'Arciprete Don Domenico Antonio Zerbi. La Chiesa parrocchiale già sotto il protettorato di S. Maria Ambasiade e poi sotto quello di S. Maria delle Grazie, aveva finalmente la nuova Patrona. Si giunse così alla sera del 9 settembre 1894 allorquando un certo Ambrogio Incarnato, negoziante napoletano, sul finire della festa, nel contemplare in chiesa il volto della sacra immagine, si accorse che gli occhi di Maria si muovevano con singolare vivacità. Impressionato del fenomeno, richiamò l'attenzione degli astanti i quali gridarono subito al miracolo. La Madonna, che continuava a muovere le divine pupille, fu portata quindi in solenne processione per le vie cittadine. Ma le sorprese non erano finite e un nuovo prodigio si rivelava ai fedeli: in mezzo alla luna alta nel cielo era apparsa - visibilmente a tutti - una grande croce luminosa, come accadde a Costantino prima della battaglia sul Ponte Milvio.

Era un segno eloquente della protezione divina dai disastri tellurici che da lì a poco, alle ore 20 del 16 novembre, si sarebbero verificati. La città, contrariamente a quanto accadeva nei paesi vicini, non riportava vittime. Il popolo ha voluto ricordare quel prodigio con il canto che segue, definito appunto "Il Miracolo", da noi pazientemente rielaborato. Sono diverse, infatti, le versioni pervenuteci - in lingua e in vernacolo - e numerose sono le lacune riscontrate (comprese quelle grammaticali) che non si possono del tutto eliminare.


Al novantaquattro il primo miracolo,

al nove settembre un grande spettacolo:


all'otto di sera nel tempio santo,

scena terribile e dirotto pianto.


Spaventa il popolo che allora si prostra

cercando grazie alla Montagna nostra.


- Calma, Montagna, Tu l'ira di Dio,

perdona il popolo perverso e rio.


Siamo tuoi figli, o Madre serena:

proteggi il popolo di Radicena;


siamo noi tutti cuori dannati:

vi è molto scandalo, enormi peccati.


Guarda, Montagna, che Sei protettrice,

il popolo Tuo fu sempre felice! -


La banda suonava con tanta allegrezza,

il popol piangeva di tenerezza.


Eran radunate seimila persone,

tutte gridavano: - In processione! -


- Vieni, Montagna, gira il paese! -

Seguono tutti con candele accese.


Quando la Vergine usciva di porta

con gli occhi amabili sembrava morta.


La guarda il popolo con fede magna:

- Non Sei Tu forse la nostra Montagna.


Come Sei pallida, o Stella del mare,

forse Tuo Figlio ci vuol fulminare?


Prega Tuo Figlio, o Madre serena,

implora perdono per Radicena! -


Si parte Maria in processione,

mentre Suo Figlio le grazie dispone.


Cercano grazie gli Jatrinolesi:

- Vieni, Montagna, al nostro paese! -


I deputati benigni e pazienti

scendon la Vergine a contentar la gente.


Dinanzi la Chiesa, riposta a quel monte,

la pallida luna risplende di fronte.


Oh quanto spavento e terribili voci ché

in mezzo alla luna compare la Croce!


Piccoli e grandi, battendosi il petto:

- Prega, Tu Vergine, il Figlio diletto;


fummo manchevoli e lo confessiamo,

son veri miracoli e Ti adoriamo! -


Si volta Maria di fronte alla luna,

sparisce la Croce, il cielo s'imbruna.


Quei protestanti facendo i ribelli:

- Calma, Tu Vergine, questi flagelli! -


Quando Montagna va a Radicena,

il popolo tutto è senza lena.


Arriva Maria nel tempio santo

e tutto il popolo è in grande pianto.


Prostrati tutti in quel momento,

la faccia in terra e pieni di spavento.


Al nove ottobre un'altra tempesta:

il popolo vuole la seconda festa.


E così, infatti, ognun s'è tassato

per come poteva, secondo il suo stato


Con bande e bandiere si gira il paese,

il popolo tutto accetta le spese;


il sindaco Zerbi coi suoi deputati,

tutti di cuore le hanno accettate.


Quel nove ottobre si fa grande festa

con banda militare e grande orchestra.


Sparano fuochi in abbondanza,

l'onore più bello alla fratellanza.


Gli Jatrinolesi, lodando Maria,

portano banda e lumi in ogni via.



Voi fortunati, o Radicenesi,

la bella Montagna dal Cielo discese.



Mostrando prodigi in quel Monte santo,

chiama noi figli sotto il Suo bel manto.



Voi se vorrete, o figlie amorose,

al monte portate i gigli e le rose.



Si fa gran festa con pompa e allegria

e il popolo grida: - Evviva Maria! -


la festa porta migliaia di fedeli che ogni anno si recano in pellegrinaggio per ricordare tale evento, e ringraziare la vergine santa delle grazie ricevute e della sua materna protezione che su tutti.



l'articolo è stato tratto dal sito http://www.brutium.info/storia/storia12.htm





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