"salve del ciel Regina,
sul capo una corona,
Monasterace Marina,
fidente in te ti dona
Mentre a te sale un palpito
di mille e mille cuori
O Madre di Portosalvo
prega per noi Gesù.
Speranza tu dei miseri
rifugio ai peccatori
a te sono rivolti i gemiti
di tutti i nostri cuori
Sempre a te sale il cantico
dei monasteracesi in coro
O madre di Portosalvo
prege per noi Gesù."



martedì 27 maggio 2008

il santo patrono :SANT'ANDREA AVELLINO











nella storia religiosa di monasterace, sono ancora molte le cose da studiare, approfondire e chiarire dovute anche alle incertezze su chi fosse il santo patrono originario, ossia a quale santo fu affidato il compito di "vegliare sul paese" sin dalla posa del primo mattone della chiesa, fonti antichissime o meglio dire dicerie di anziani narrano che la prima protettrice di monasterace sia stata SANTA CATERINA D'ALESSANDRIA di cui ancora oggi benchè in misura minore sussiste il culto che si riduce ad una semplice processione, ma non è sicuro che ella sia stata la protettrice, poichè vi è ancora un altro culto che ancora si celebra cioè quello di SAN NICOLA che non è assolutamente menzionato da nessuno tra i santi protettori.L e fonti ufficiali, invece dicono per certo che monasterace ebbe come prima protettrice SANTA MARIA DELLA LUCE la cui immagine è andata scomparsa nel tempo, e successivamente, il posto fu ceduto a SAN GAETANO DA THIENE fondatore dell'ordine dei chierici regolari dei teatini che diedero inizio al culto dell'esaltazione della santa croce di cui la chiesa madre porta il nome.Nel 1700 a monasterace risiedette il barone GIACOMO OLIVA che detenne il feudo, e in quel periodo essendo SAN GAETANO il patrono, l'oliva fu affascinato anche dall'ordine da lui fondato, e approfondendo l'operato di questi padri teatini, venne a conoscenza di un uomo che sempre in quel periodo faceva parlare di sè per i miracoli a lui attribuitogl: SANT'ANDREA AVELLINO nato a castronuovo(pz) e morto in napoli il 10 novembre del 1608 mentre celebrava messa.Il barone Oliva, sapendo che nella chiesa di san Paolo maggiore in napoli si conservavano le sacre spoglie, si recò in luogo per ammirarle, egli fu talmente affascinato e colpito dal volto di quel corpo che ispirava tenerezza e devozione che incaricò subito uno scultore di creare un busto che avesse le stesse fattezze delle spoglie.Il busto fu terminato e fu portato con una nave e si narra che L'oliva per benedire il suo feudo portò insieme a tutto il polo di DIO la statua del santo nelle sue terre, forse da qui ha origine la processione del "territorio", ma non è certo sia questa la sua origine.Un caso molto strano..coincidenza?? non si sà, ma padre Andrea(sant'andrea) nella sua vita venne proprio a monasterace, si fermò con la nave(poichè era a venezia e doveva tornare a napoli, e allora questi viaggi si facevano via mare) a causa di una mareggiata, e fu ospitato da una nobil donna. e forse il territorio, deriva anche dal percorso che sant'andrea fece a monasterace, la nostra chiesa, conserva di lui i capelli, un osso, e una lettera scritta da lui stesso, i festeggiamenti avvengono il 12 maggio e il 10 novembre, l'anno scorso abbiamo avuto lonore di ospotare le sacre spoglie del santo, per ulteriori informazioni sulla sua vita visitate il sito www.santandreaavellino.it


VITA DEL SANTO:

Nacque da Giovanni Avellino e da Margherita Apelli, e fu chiamato Lancellotto. Avviato agli studi da uno zio arciprete, li compì nella vicina Senise, esercitandosi fin d'allora nell'apostolato catechistico fra i giovani del luogo. Ordinato sacerdote nel 1545, nell'ottobre 1547 si trasferì a Napoli per frequentare la facoltà di diritto di quella Università, dove si laureò in utroque iure. Avendo nel 1548 praticato gli esercizi spirituali sotto la direzione del gesuita p. Laínez, si diede a una vita di più intensa spiritualità, nella quale fu saggiamente diretto dal teatino, futuro beato p. Giovanni Marinonio (1490- 1562). Avvocato ecclesiastico presso quella curia arcivescovile, abbandonò il foro in seguito a una menzogna sfuggitagli durante una arringa, fatto questo che lo amareggiò profondamente.
Nel 1551 gli fu affidata da mons. Scipione Rebiba, vicario generale di Napoli, la riforma del tristemente noto monastero femminile di S. Arcangelo di Baiano: egli intraprese tale missione con zelo e fermezza, imponendovi severa clausura e tenendovi il quaresimale e le omelie negli anni 1553 e 1554. Essendo, però, mal sopportata la sua opera riformatrice da chi aveva loschi interessi nel monastero, fu ripetutamente aggredito e, nel 1556, gravemente ferito da un sicario. Guarito quasi miracolosamente, chiese e ottenne, nel novembre di quello stesso anno, di vestire l'abito tra i Teatini di S. Paolo Maggiore di Napoli, cambiando allora il suo nome di battesimo con quello dell'Apostolo della croce. Maestro di noviziato fu lo stesso p. Marinonio e suo compagno il futuro cardinale e beato Paolo Burali d'Arezzo. Professò solennemente il 25 gennaio 1558, aggiungendo in seguito ai tre voti della vita religiosa altri due, cioè, di contrariare sempre la propria volontà e di progredire incessantemente, nella misura delle proprie forze, verso la perfezione.
Nel 1559 fece un pio pellegrinaggio a Roma, dove fu ricevuto da Paolo IV, fondatore, insieme con s. Gaetano Thiene, dei Chierici Regolari (1524). Nel 1560 fu nominato rnaestro dei novizi della casa di S. Paolo Maggiore, carica che tenne per dieci anni. Furono suoi discepoli spirituali alcuni dei più illustri Teatini del suo tempo, fra i quali va ricordato il ven. Lorenzo Scupoli, autore del trattato Il combattimento spirituale. Preposto della stessa casa dal 1566 al 1569 vi istituì il primo studio teologico dell'Ordine, che volle informato alle dottrine dell'Aquinate.
Nel 1570 fu eletto vicario della casa che i Teatini avevano aperto a Milano, presso S. Calimero,dietro invito di s. Carlo Borromeo, il quale, come ricorda il Martirologio di p. P. Bosco `(3 febb.), accolse amorevolmente A., uscendogli incontro fuori Porta Romana. In breve egli divenne il direttore spirituale preferito dalla migliore nobiltà milanese nel nuovo assetto dato dal Borromeo alla Chiesa ambrosiana, secondo lo spirito del Concilio Tridentino. Nel magg. 1571 fu trasferito a Piacenza come preposto della nuova casa che in S. Vincenzo aveva fondato in quello stesso mese il vescovo Paolo Burali d'Arezzo.
Essendosi incontrato a Genova con la mistica agostiniana suor Battistina Vernazza, figlia di Ettore, l'ispiratore degli Ospedali degli Incurabili, e avendole esposto il desiderio di ritirarsi dall'attività apostolica, ne fu da lei dissuaso. Nell'apr. di quello stesso anno A. fu eletto preposto di S. Antonio di Milano e nel 1581 ancora di S. Vincenzo di Piacenza.
Nel magg. 1582, dopo dieci anni di apostolato nella Lombardia, egli ritornò a Napoli, dove visse fino alla morte. Qui riprese la sua instancabile attività predicando, scrivendo e guidando quanti fiduciosi a lui si rivolgevano.
Eletto nel 1584 e riconfermato nell'anno successivo, A. fu preposto contemporaneamente delle due case che l'Ordine aveva allora in Napoli, quella di S. Paolo Maggiore e quella dei SS. Apostoli. Nei tumulti avvenuti nel magg. 1585, in cui fu trucidato G. V. Starace, « eletto della plebe », ritenuto responsabile della carestia che affliggeva allora la città, A. fece opera di pacificazione e mise anche a disposizione dei più bisognosi le risorse della sua famiglia religiosa. Essendo stato nel 1593 assassinato suo nipote Francesco, A. non solo perdonò l'uccisore, ma volle che altrettanto facessero i suoi familiari.
Dotto nelle scienze ecclesiastiche, ricco di doni straordinari e di celesti carismi, quali la profezia e i miracoli, che gli conciliarono l'ammirazione e la devozione di nobili e di plebei, A. scrisse circa tremila lettere spirituali, e numerosi trattatí e opuscoli di ascetica, di esegesi biblica e di argomenti vari. Il 10 nov. 1608, mentre nella chiesa di S. Paolo Maggiore si accingeva a celebrare la Messa, A. cadde colpito da un attacco di apoplessia ai piedi dell'altare; moriva, rasserenato da una celeste visione, la sera dello stesso giorno.
Iniziatisi i processi informativi nel dic. del 1614, fu beatificato da Urbano VIII il 14 ott. 1624 e canonizzato da Clemente XI il 22 magg. 1712. Il suo corpo si venera nella chiesa di S. Paolo Maggiore. La festa di A., invocato quale celeste protettore contro la morte improvvisa, si celebra il 10 novembre.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Lei afferma che per le fonti ufficiali la prima patrona di Monasterace sarebbe stata la Madonna della Luce, poi sostituita da San Gaetano Thiene e, infine, su operato del Barone Giacomo Oliva nel Settecento, il nuovo e definitivo santo patrono di Monasterace sarebbe stato san Giacomo di Thiene. Ma saprebbe dirmi quali sono queste fonti ufficiali? Grazie mille

Anonimo ha detto...

Lei afferma che per le fonti ufficiali la prima patrona di Monasterace sarebbe stata la Madonna della Luce, poi sostituita da San Gaetano Thiene e, infine, su operato del Barone Giacomo Oliva nel Settecento, il nuovo e definitivo santo patrono di Monasterace sarebbe stato san Giacomo di Thiene. Ma saprebbe dirmi quali sono queste fonti ufficiali? Grazie mille
Errata corrige: ovviamente l'ultimo santo patrono è Sant'Andrea Avellino!